mercoledì 25 marzo 2015

LE LEGGI VANNO RISPETTATE......LETTERA APERTA ALL'ASSESSORA MARIA CRISTINA CANTU'

Egregia Assessora,
Quello che Le rivolgiamo è un appello, appello che, purtroppo, è necessario ed urgente.
Il 12 agosto 2011, con l’entrata in vigore della legge 120/2011 - approvata grazie all’impegno delle On.li Lella Golfo e Alessia Mosca - è stata stabilita una importante novità nell’ambito del diritto societario italiano: gli organi sociali delle società quotate in scadenza dal 12 agosto 2012 dovranno essere rinnovati riservando una quota pari ad almeno un quinto dei propri membri al genere meno rappresentato: le donne.
Donne che, a partire dal secondo e terzo rinnovo degli organi sociali, dovranno essere pari ad almeno a un terzo, per arrivare al 2022, data in cui si pone la seconda importante scadenza fissata dalla legge Golfo-Mosca: l’esaurimento della sua efficacia.
La legge ha, dunque, una validità temporale di soli dieci anni, entro i quali si auspica di raggiungere l’obiettivo di rimuovere gli ostacoli che sinora hanno limitato l’accesso delle donne a ruoli di comando, favorendo un processo di rinnovamento culturale a supporto di una maggiore meritocrazia e di opportunità di crescita.
In questi dieci anni le donne che siederanno nei consigli di amministrazione avranno la responsabilità di affermare le proprie competenze e di essere in grado di contribuire alla creazione di valore: l’obiettivo è quello di non avere più bisogno di una legge e, dal 2023, di superare il tema del genere, candidando alle cariche sociali chi ha le caratteristiche più adeguate per quel ruolo, uomo o donna che sia.
Le società si stanno attrezzando per adeguarsi alle novità che la legge ha introdotto. Attraverso le associazioni di categoria (ad esempio Assonime), molte hanno partecipato al dibattito e alle consultazioni di cui Consob ha tenuto conto nella formulazione del nuovo art. 144-undecies del Regolamento Emittenti. Tale articolo è stato recentemente approvato con la delibera n. 18098 dell’8 febbraio 2012 e, in attuazione degli artt. 147 ter e 148 del Testo Unico della Finanza, stabilisce quali modifiche le società quotate devono apportare ai propri statuti per garantire l’equilibrio di genere nei loro organi sociali.
Con questa norma è stata data autonomia alle società di rivedere i propri meccanismi statutari di nomina di consiglieri e sindaci. In caso di riparto, comunque, l’arrotondamento dovrà avvenire a favore del genere meno rappresentato per eccesso all’unità superiore. Ciò significa che, nel caso in cui il numero complessivo dei consiglieri sia, ad esempio, pari a 11 la “quota di un terzo” riservata alle donne è pari non a tre, ma a quattro membri.
Il processo di modifica degli statuti da parte delle società quotate è un fattore che non deve essere sottovalutato. Le modifiche statutarie in questione non hanno una mera valenza regolamentare, ma impattano sulle politiche di governo societario delle aziende, mediante un inevitabile rinnovamento di organi sociali, la cui composizione spesso era consolidata da tempo.
Queste modifiche promuovono un dibattito che coinvolge una pluralità di interlocutori:
- Gli emittenti, che devono adeguare la propria corporate governance a criteri di equilibrio tra i generi;
- Tutti i loro soci (di maggioranza e di minoranza) che sono chiamati a candidare e a rinnovare gli organi sociali e a condividere novellati meccanismi di voto complessi, come quelli di lista, che spesso devono fare anche i conti con pattuizioni parasociali di pari complessità;
- I consulenti tecnici, tra cui avvocati e notai, che devono supportare soci e società in questo processo.
Vi è poi un tema cruciale e delicato: selezionare le donne da candidare a ruoli strategici, le prime delle quali già dovranno essere identificate tra pochi mesi, appena dopo l’estate.
Per questo evento i soci e le società cominciano ad attrezzarsi: entro il 2015 le donne che dovranno sedere negli emittenti saranno circa 700 e circa 200 nei collegi sindacali.
Gli investitori istituzionali (soprattutto internazionali) si stanno muovendo, al pari degli azionisti di minoranza, nella direzione di ricercare per tempo eccellenze femminili da inserire nei consigli delle società dei quali sono soci. Meno percepibili, invece, sono le azioni intraprese da soci di maggioranza delle società ad elevata concentrazione familiare, in cui spesso si registrano situazioni di sovrapposizione tra il management e titolarità del capitale.
La legge Golfo-Mosca non ha soltanto mobilitato il mondo delle società quotate, ma anche e soprattutto quelle a partecipazione pubblica. Si tratta di una realtà importante, ma che viene censita con difficoltà. La stima è che debbano confluire nelle società pubbliche, nei prossimi dieci anni, circa diecimila donne, tra consiglieri e sindaci.
Questo sopra riportato è un articolo a spiegazione di quella che noi consideriamo una pietra miliare per il raggiungimento non della parità di genere soltanto, ma di una democrazia paritaria compiuta, definita, sostanziale e non formale.
Purtroppo ,però, vediamo che , soprattutto nel pubblico,si fa molta, moltissima fatica a rispettare quelle norme che, qualora fossero state varate per gli uomini, sarebbero immediatamente diventate dogmi inattaccabili.
Sappiamo essere in rinnovo alcuni CdA molto importanti controllati o partecipati da Regione Lombardia.
I nomi che vediamo scorrere, in sordina, sui giornali , come sempre non sono che nomi al maschile e,nonostante l'impegno pubblico preso dal Governatore Maroni, e già tradito nella composizione di Giunta, di rispettare le quote cosidette "rosa, non sembra, nella pratica, volerlo fare.
Non ci stupisce che questo accada, fanno testo il CdA del Teatro alla Scala e il recente CdA dell'Ente Molina di Varese, dove dette quote sono state ignorate bellamente.
Stiamo, come Associazione attuando tutte le misure legali del caso, riguardo detti CdA, oltre ad averne fatto segnalazione ai Ministeri di competenza, onde per cui rivolgiamo a Lei, Assessora, un appello affinchè vigili strettamente perché la Legge 120, unitamente alla Legge 215, sia fatta rispettare fin nei minimi dettagli, non solo per i diritti delle donne, ma ,anche e soprattutto, per il rispetto che uomini e donne delle istituzioni devono alle Leggi in quanto tali.
Non può e non deve accadere che Regione Lombardia , a pochi giorni da Expo, debba essere chiamata a rispondere della violazione della legge, che , innegabilmente, porterebbe a calpestare quel diritto alla parità di genere ed ad una vera democrazia paritaria , di cui Regione Lombardia ha indossato per lunghissimo tempo la maglia nera, maglia nera che noi, cittadine e donne lombarde, maggioranza del corpo elettorale, pensavamo si fosse tolta e che, invece vediamo ancora pronta per essere indossata.
Noi come Associazione faremo il possibile per informare l'opinione pubblica di eventuali violazioni, certamente staremo in allarme e segnaleremo, così come già fatto, dette ed eventuali violazioni.
Sappiamo essere forti le pressioni e la riluttanza degli uomini a cedere anche un solo strapuntino di potere, ma non possiamo permetterlo: siamo uscite da dietro le quinte e non abbiamo intenzione di ritornarci, anche se questo dovesse costarci tempo, soldi, fatica per ulteriori viaggi per Tribunali.
Il momento è critico, tutte noi viviamo di lavoro Comune, ma non esiteremo a metterci le mani in tasca, a fare qualche ulteriore sacrificio, per difendere il nostro sacrosanto diritto al rispetto delle leggi fatte a nostro vantaggio, leggi che sono sempre cogenti e transitorie, ma che, causa la scarsa collaborazione degli uomini di potere, non vorremmo diventassero permanenti, avendo vanificato un cambio culturale che le istituzioni pubbliche dovrebbero favorire e sostenere rigidamente con l'applicazione ferrea di leggi e norme.
Assessora, contiamo molto sul suo operato e sulla azione di controllo: non ci deluda.
Qualora non la conoscesse, Le alleghiamo la Legge 120/2011.
In attesa di una Sua gradita risposta, Le auguriamo buon lavoro.
Dott.ssa Angela Ronchini


Presidente Associazione Articolo 51 Laboratorio di Democrazia Paritaria