Egregio
Direttore,
Ass.
Articolo 51 Laboratorio di Democrazia Paritaria, ha deciso di raccontare tre storie di donne,
donne comuni che non troveranno mai spazio nei tg o sulle prime pagine dei
giornali, donne cui nessuno dedicherà un’intervista, un approfondimento,una
qualsiasi attenzione, ma che rappresentano molto bene violenza e sopraffazione,
quella parità sventolata, ma solo formale e certamente non sostanziale.
I giornali
si occupano di donne quando siamo violentate, abusate,uccise , quando commettiamo
reati o quando siamo starlets incinta.
Eppure nella
quotidianità subiamo violenze ed abusi per via di leggi e leggine solo
apparentemente “paritarie”, ma,sostanzialmente, scritte dagli uomini per loro
vantaggio e per essere contro le donne.
Marta è una
giovane madre di due bambini, avuti da due padri diversi, lavora , un buon
lavoro, famiglia solida, anche economicamente, casa di proprietà, vita comune
da madre single che non ha mai chiesto nulla a nessuno né alla famiglia né alle
istituzioni.
Il padre del
suo primo figlio ,invece, non ha un passato cristallino né un presente limpido
e solido.
Non ha mai versato
un centesimo per il mantenimento, né ,Marta lo ha mai chiesto, non lo ha
sposato,ha cercato ,sempre con tenacia, che avesse un rapporto col figlio.
Assente per
lungo tempo, ricompare agli albori dell’adolescenza del figlio, comportandosi
da padre padrone: lui decide, lui comanda a 300 km di distanza, sempre senza
versare un centesimo.
Il bambino
non prende bene questa intrusione, vive male la presenza, per di più si trova a
scontrarsi con una Dirigente scolastica che della missione di Don Milani, cui
dice di ispirarsi non ha capito nulla, un corpo insegnante che lo marchia con
una lettera scarlatta e il “padre” che si schiera con la Dirigente.
La guerra è
inevitabile. Marta si occupa di tutto, segue i consigli, si rivolge a
specialisti, ma Dirigente e insegnanti ormai hanno marchiato il bambino, che
,inevitabilmente ,viene bocciato.
Marta decide
il cambio di scuola, grazie al suo lavoro, può permettersi un’ottima scuola
privata dove ricominciare il percorso del bambino. La Dirigente non ci sta ed
informa il padre della richiesta di nulla osta. Giusto e corretto,ma informa
anche, che la scuola scelta è una scuola privata, ingerendo in affari di sua
non competenza.
Ed ecco che
il famoso affido condiviso non è condiviso per nulla : il padre nega il consenso
per dimostrare il suo potere , la Dirigente è soddisfatta e il bambino deve
frequentare lo stesso ambiente dove ha mostrato di non stare bene.
Marta nulla
può: deve subire la violenza e farla subire al suo bambino, deve veder vincere
una Dirigente che ha marchiato un bambino di 11 anni come “problematico”
coinvolgendo sollerti assistenti sociali che ,invece,non sono altrettanto
sollerti in veri casi problematici……
Michela ha
tre bambini, un marito, una casa di proprietà ,un lavoro, un mutuo da pagare,
qualche problema come molti, ma tutto sommato il suo quotidiano scorre sereno e
senza intoppi.
Poi arriva
la crisi, uno dei bambini si ammala, lei deve lasciare il lavoro. Poco dopo
anche lui resta senza lavoro, la banca si prende la casa, inevitabile la
separazione. Michela chiede di poter avere una casa Aler…..ha un redditto di
450 eu mensili, gliela assegnano.
Non è un
gran palazzo, ai profughi danno trattamenti ed alloggi migliori, ma non si
lamenta e va a prendere le chiavi. Non gliele danno: deve versare 867,62 € in
soluzione unica, non gli concedono rateizzazioni o paga o perde la casa.
Michela non li ha quei soldi, se li avesse avuti non sarebbe lì.
Disperata
chiede un colloquio al Sindaco tramite
Articolo 51, una elegante ed altezzosa segretaria ci risponde:” Siete
121.000 abitanti, il Sindaco non può ricevervi tutti!”. Ecco un’altra violenza,
un’altra discriminazione di genere: fosse stata uomo, fosse stata profugo,
extra comunitario….
Anna è stata
per 30 anni moglie invidiata di un Amm.Delegato, lei Architetto ,tre figli,
girano il mondo, innamorati, coppia perfetta, frequentazioni ad altissimo
livello, vita di lusso.
Poi entra in
casa una cameriera etiope, lui si innamora, il matrimonio finisce . Male. Lui
sparisce, nega tutto non tanto a lei ,ma alla terza figlia che deve smettere di
studiare e andare a lavorare, le nega la vita avuta dai fratelli maggiori .
Anna lo cerca con tutti i mezzi possibili, tramite parenti, tramite l’azienda
per avere almeno il minimo per la figlia. Riesce ad avere una casa grazie ai
propri genitori, viene vessata e minacciata per lunghi 11 anni, cambia sei
indirizzi in 10 anni. Poi lui muore e Anna scopre che è stato lui, 5 anni
prima, a denunciarla per stalking e lei si trova imputata senza potersi
difendere, senza poter dire quello che ha subito: la legge, sembra incredibile,
glielo impedisce. Ovvio lei è donna. Lui, lo stalkizzato, mentre lei per
trovare un po’ di pace da lui cambia in continuazione vita e città,trova il
tempo di ottenere il divorzio senza che lei lo venga a sapere, di comprarsi
casa, sposarsi nuovamente, viaggiare in camper, fare ulteriori passi in
carriera. E la stalker è lei!
Ecco tre
storie di violenza che non finiranno mai nei tg, nei talk show, sui giornali,
cui nessuno dedicherà un riga su una pagina web o cartacea che sia.
La violenza,
caro Direttore, è anche e soprattutto questa, ma non fa vendere sono
donne comuni con storie comuni, non acidificano, non sono sorelle
famose, non sono figlie di……. Eppure di storie di violenza si tratta, una
violenza che non piace che dimostra come ancora questo Paese sia profondamente
anti donna, in cui il potere e le leggi sono degli uomini contro le donne.
Cosa farà
Articolo 51? Lotterà per il nulla osta di Marta, si metterà le mani intasca
per gli 867,62 € di Michela, supporterà Anna durante l’appello perché emerga la
verità.
Siamo donne,
siamo abituate al silenzio, al dietro le quinte, a lottare nell’indifferenza,
ma ci piacerebbe che ogni tanto si desse voce anche al bambino di Marta, non
solo a quello di un’acidificatrice di cui stiamo seguendo ogni attimo, al
diritto alla casa di Michela non solo alla casa nuova di qualche starlet, che
un Sindaco parlasse con le sue cittadine in difficoltà, che un qualche giudice
ascoltasse anche l’altra campana.
Dimenticavamo,
non siamo nel Sud d’Italia bensì a Monza e Milano.
Angela
Ronchini
Ass. Art. 51
Laboratorio di Democrazia Paritaria