venerdì 31 ottobre 2014

YOGA AL POSTO DELLA PALESTRA ...E I GENITORI PAGANO

Di Maria Letizia Tombolini 



Maria Letizia Tombolini
Maria Letizia Tombolini
"Nelle scuole di Viterbo sta prendendo piede la moda di far fare lezioni di yoga ai bambini al posto delle normali ore di Educazione Fisica, oltre tutto a pagamento, simbolico ma a pagamento. Sembra che alla Scuola Elementare di Villanova si sia aggiunta anche quella de La Quercia e pare che anche qui ciò dipenda dalla mancanza della palestra per cui debbano essere effettuati dei lavori per ripristinarla al posto di un’aula.  Siccome però mancano i soldi, siamo arrivati a fine ottobre e della palestra neanche l’ombra.  Quindi, cosa si fa? Alla modica cifra di un euro a settimana si inserisce la lezione di yoga. Le domande che sorgono spontanee sono diverse: l’Amministrazione Comunale poteva non sapere che i soldi a disposizione non sarebbero stati sufficienti? Non poteva muoversi per tempo in modo da garantire l’avvio dell’anno scolastico con la palestra pronta? Perché si deve fare proprio yoga? Come, con quali criteri e soprattutto A CHI è stata affidata questa attività? Perchè, come sempre, i genitori debbono mettere mano al portafogli per svolgere il corso? Come mai lo yoga sta diventando una moda presso le scuole viterbesi tanto da essere “proposto” anche in altri istituti? Dove viene svolta tale attività laddove manchi la palestra? In classe? E i genitori che non fossero d’accordo, cosa possono fare? Portarsi a casa i bambini o peggio lasciarli in un’altra classe con un insegnante? Nulla contro lo yoga, ma avrebbe potuto essere un’attività inserita fra quelle non curricolari. Sarà ora di farla finita con le mode esterofile o dobbiamo prepararci anche a sostituire la merendina con una ciotola di riso? Ancora, sarà ora di farla finita con la pessima abitudine delle scuole di chiedere sempre denaro alle famiglie, che siano sotto forma di “contributo volontario” o altro? Queste domande meriterebbero una risposta seria ed articolata da parte dei soggetti interessati. Se ogni palestra fosse stata approntata per tempo, non crediamo si sarebbe ricorso allo yoga e comunque non al posto di Educazione Fisica. Ma il proprietario dei locali (la Provincia?), il Comune e l’istituto scolastico sono fermi e immobili in attesa che il problema si risolva in altri modi, con buona pace di tutti. Tanto si fa yoga”.

giovedì 23 ottobre 2014

GLI INUTILI SOS DELLE TROPPE SONIE

mercoledì 8 ottobre 2014

LETTERA APERTA ALL'ON. MARIA STELLA GELMINI COORDINATORA FI REGIONE LOMBARDIA



Egregia Onorevole,
Ci vediamo costrette ,ancora una volta, ad intervenire riguardo al possibile, paventato, continuamente preteso rimpasto della Giunta di Regione Lombardia.
Come be Lei sa, l'assetto e la Composizione di detta Giunta, non solo è frutto del riconoscimento del Valore D ,voluto dal Governatore Maroni, ma anche e soprattutto, da una lunga e costosa battaglia legale delle donne di Articolo 51 Laboratorio di Democrazia Paritaria, unitamente a moltissime altre associazioni femminili, che ha tracciato una linea di non ritorno con la epocale sentenza del 21 Giugno 2012 in Consiglio di Stato che ha sentenziato le Giunte debbano essere OBBLIGATORIAMENTE PARITARIE O, QUALORA IL NUMERO DEGLI ASSESSORATI FOSSE DISPARI, AL NUMERO PIU' VICINO ALLA META' NUMERICA.
Questo ha, di fatto azzerato la prima Giunta Formigoni, a seguito di questa sentenza anche la seconda Giunta, nata per arginare l'eventuale azzeramento, è stata, già al Tar dichiarata illegittima per la stessa ragione di non equilibrio di genere, sentenza del 21 Novembre 2012.
I continui rumors giornalistici , le richieste degli ormai noti consiglieri regionali Gallera ed Altitonante, di valorizzare SOLO CHI HA I VOTI oltre a mettere in evidenza che per avere voti bisogna dar modo di crearli i voti e in nessun partito vengono valorizzate le candidature al femminile , oltretutto si osteggia la doppia preferenza di genere, sono chiaramente tesi a voler sostituire le donne presenti in Giunta.
Lei ,spero con Lei il Presidente Berlusconi, sia ben consapevole che questo sarebbe solo un suicidio politico in una delle due Regioni a guida centrodestra, per di più un un panorama dove, dopo il DDL Del Rio, ciò che era e sarebbe rimasto col voto popolare di centrodestra è diventato di centrosinistra, perché procederemmo immediatamente alla impugnazione al Tar della eventuale Giunta non paritaria.
Unendo alle precedenti sentenze ,quella del Tar Lazio dello scorso 8 Settembre 2013, che ha, praticamente, sentenziato l'obbligo anche per il Governo ad una compagine paritaria, nel dichiarare illegittima per mancanza di parità di genere, la Giunta del Comune di Civitavecchia , Lei, che è un Avvocata, sa quanto facile sarebbe vincere questo eventuale ricorso, dando modo alle opposizioni, che mal hanno digerito la vittoria della Lega, di avere motivi di chiederne le dimissioni e prendere anche l'importantissima Regione Lombardia.
A questo va aggiunto che, pur sapendo quale suicido stanno chiedendo al Governatore Maroni, detti consiglieri dimostrano non l'attaccamento al Partito ed al rispetto per gli elettori, le elettrici lombarde che hanno chiaramente espresso la loro volontà ormai ventennale di non essere amministrati da una compagine di sinistra, ma solo i loro personalismi e le loro ambizioni di "arrivare" ad una po,poltrona indipendentemente da ciò che questo potrebbe ,poi, causare.
Credo che vada anche sottolineato il fatto che la disaffezione dell'elettorato di centrodestra, che noi tocchiamo con mano perché raccogliamo le lamentele, le critiche, delle persone comuni , quelle che ci chiedono aiuto per il degrado di Milano ,non trovando riscontro proprio in quei consiglieri troppo occupati ad occuparsi di MM4. EXPO, bilanci o arrampicata alle poltrone, dipende anche dall'eccessivo accumulo di cariche che questi consiglieri hanno, cariche che ,però, non utilizzano per il bene comune.
Lo sventolio delle bandiere, gli osanna tra i soliti soliti e fedeli sostenitori, non serviranno a riportare il popolo di centrodestra al voto, non per FI....mi spiace Coordinatora ,ma questa è le realtà, possa o meno piacere, per cui sottoporre la Giunta ad un ricorso , per sostenere le ambizioni di consiglieri già con pluri incarichi, non sarebbe certo mossa logica ed intelligente.
Noi questo dovevamo, per la fatica e la lotta che ci è costato quel ricorso, anche dovendo lottare contro l'immagine di galline o bambole da pettinare, che noi donne di centrodestra abbiamo avuto, abbiamo ed avremo , se non troviamo il coraggio anche all'interno di FI di imporre uno Statuto che obblighi alla parità di genere ed a favorire nelle liste candidature e ruoli preminenti di donne.
Certo essere Panda in via di estinzione, protette, non ci piace, ma non possiamo fare altro ,se non chiedere misure cogenti e transitorie fino ad una democrazia paritaria compiuta e definita, che deve necessariamente passare dall'acquisizione del ruolo della donna in politica, anche imponendo con tutti i mezzi possibili, a consiglieri recalcitranti, la necessità della Giunta Paritaria.
Questo le dovevamo per la stima e il rispetto di quanto da Lei fatto fino ad ora.
Cordialmente
Dott.ssa Angela Ronchini
Presidente Ass. Articolo 51 Laboratorio di Democrazia Paritaria

lunedì 6 ottobre 2014

IL FEMMINISMO NON RADICAL-CHIC

Femministe non radical chic contro l’inciucio alla milanese

Forza Italia fa l’inciucio alla milanese. E il mondo di centrodestra gli si fionda contro a ribadire che, specie con Pisapia, nessun accordo èPd possibile.
A entrare in polemica col centrodestra è, nello specifico, Articolo 51, associazione di area a tutela della donna (l’articolo 51 della Costituzione è quello che tutela la parità dei sessi): «A fronte diproblemi concreti – scrivono dall’associazione – di igiene, cura degli spazi pubblici, sicurezza, servizi da terzo mondo, ormai offerti da Amsa e Atm, e più in generale la gestione del Comune di Milano i nostri consiglieri, capogruppo in testa, preferiscono occuparsi di non far perdere l’appalto per MM4 e i conseguenti finanziamenti, a chi ha vinto l’appalto».
Una situazione intollerabile visto che «ai cittadini e alle cittadine poco importa dei massimi sistemi, della MM4, di Expo. Noi vogliamo la città pulita, i marciapiedi lavati, gli incroci sgomberati da discutibili giocolieri e lavavetri, vogliamo che la spazzatura sia ritirata entro le sei del mattino, come sempre accaduto, non alle 5 del pomeriggio, che i mezzi Atm siano puliti, puntuali, funzionanti, che le aree cani non vengano usate come latrine e lavatoi da rom ed immigrati, mettendo a rischio la salute nostra e dei nostri pelosi, che si possa fare un biglietto senza essere circondati, che si possa prendere un treno senza problemi, che non si vedano mendicanti ovunque, buche e manti stradali riparati».
Difficile dar loro torto se consideriamo che le situazioni descritte stanno proliferando proprio sotto Pisapia. E che, da qualche tempo, con una strana coincidenza su quello che avviene sul piano nazionale (leggi Renzusconi) il centrodestra meneghino, da sempre molto combattivo, sembra aver tirato fuori il Calumet della pace. Guarda caso da quando, poche settimane fa, il combattivo Fabrizio De Pasquale è stato sostituito dal ben più giovane (e mite) Pietro Tatarella nel ruolo di capogruppo.
ronchini bulbarelli
Angela Ronchini (a destra) con l’assessore regionale Paola Bulbarelli
Da Articolo 51, però – ci tengono a far sapere – di non occuparsicerto solo di politica. Anzi: in questi mesi stanno portando avanti una seria campagna per aiutare le donne che hanno subitoviolenza. Una vera e propria «task force preparata, in grado di intervenire nel momento in cui una donna trova il coraggio di chiedere aiuto»», come l’ha definita Angela Ronchini, presidentessa dell’associazione, da anni attiva in tema di diritti delle donne. Un modo per evitare che una donna abusata debba, una volta fatta la denuncia, ritornare fra le mura domestiche condivise con un uomo violento.
Già perché, a differenza di molte altre associazioni del settore, Articolo 51 punta più all’azione che alla vuota retorica: la difesa concreta delle donne e la richiesta di «pene più severe» per chi fa loro del male.

http://www.lintraprendente.it/2014/10/femministe-non-radical-chic-contro-linciucio-alla-milanese/



OPPOSIZIONE SOTTO ANESTESIA O SOLO VANITOSA?

UNA OPPOSIZIONE ANESTETIZZATA OPPURE TROPPO VANITOSA ?

Dal 2011, anno della presa di Palazzo Marino da parte degli arancioni di Pisapia, la Città di Milano ha iniziato una lunga e dolorosa  decadenza.  Il vento è sì cambiato, ma dire in peggio è usare un eufemismo.
 Degrado, illegalità, mancanza di sicurezza, immigrazione selvaggia, squallidi mercatini abusivi nelle vie del lusso e di fronte alla Stazione Centrale, sporcizia, incuria dei Cimiteri, inefficienza dei mezzi di trasporto pubblico…..e molto altro ancora, sono sotto gli occhi di tutti i cittadini  e le cittadine milanesi.
La responsabilità di questa incredibile decadenza , certamente, non è soltanto degli arancioni pisapiani, ma anche di chi, pensando di protestare, illuso dalle sirene del non voto accese proprio da quella sinistra , cui ha giovato il non voto, è anche di una opposizione nulla,inesistente, attenta solo ad esigenze personali e personalismi da scalata.
 Leggiamo e ascoltiamo quasi quotidianamente solo di quanto accade al Quartiere Adriano residenza di una consigliera di zona, che non perde occasione per intervenire, citare gli incarichi, ma poco o nulla concretizzare e per il Quartiere Adriano e per il resto della vastissima zona 2.
 Stesso dicasi per le altre nove zone, dal centro alla periferia estrema, dove si parla sempre di poche aree ,sempre le stesse, sempre per bocca degli stessi/e consiglieri/e.
Viene dunque da chiedersi:  chi continua ad essere presente ovunque per parlare, solo parlare e farsi citare, di una sola parte di zona di competenza, lo fa perché è una parte davvero degradata oppure  per immagine personale, per ambizione, per ottenere potenziali voti, senza un vero interesse nel bene pubblico cui è stato chiamato a difendere? Può, chi fa politica, pensare sempre e solo ai propri personalismi ? Eppure, chiosa la Dr.ssa Angela Ronchini Presidente dell’Associazione Articolo 51,  il degrado, la mancanza di sicurezza e l’illegalità oramai ha raggiunto in modo capillare tutto il territorio milanese, mentre chi è stato preposto a difenderci o è troppo impegnato nei salotti tv o  ad occuparsi dei “massimi sistemi”,MM4, Expo’ per trovare il tempo di risolvere i banali e volgari problemi di Milano, difendendo i suoi abitanti….che voteranno.
Ricordiamo agli, alle elette tutti/e che noi poveri comuni mortali, abbiamo un’arma potentissima : la matita nel chiuso di una cabina elettorale.
Il vento cambiato docet: la matita ha colpito. Mediti l’opposizione.

venerdì 26 settembre 2014

IL KLINGONIANO GIURIDICO DELLA CASSAZIONE

Poco più di una settimana fa, fui piacevolmente sorpresa da una sentenza di Cassazione che riconosceva ai figli minori di una vittima di violenza prima, femminicidio poi, un risarcimento perché nonostante ben 12 denunce i PM non avevano ritenuto necessario tutelarla ed agire.
Bene, mi sono detta, lentamente questo sgangherato Paese sta ritrovando una magistratura con la M non solo maiuscola, ma ben evidenziata, sta ritrovando i suoi ruoli, il suo compito di garanzia per la vittima e non per il carnefice, un po’ meno nessuno tocchi Caino, un po’ più proteggiamo Abele.
La gioia è durata ben poco: ieri la notizia che la stessa Cassazione, con una motivazione intrisa di termini sconosciuti allo stesso Zingarelli ed incomprensibili agli esseri uomani, ha dato ragione ad uno stupratore, considerando lo stupro un po’ meno stupro.
Certo bravi sono stati gli avvocati del mostro, ma erano i Giudici che dovevano rigettare una astrusa difesa che basata su astruse ragioni, che , pur consapevole che tutti hanno diritto ad una difesa, dovrebbe rendere obbligatorio per una certa categoria di avvocati un limite etico e morale.
Mi chiedo come possano guardarsi allo specchio ogni mattina.
Quello che sconvolge, è che leggendo tra il Klingoniano della sentenza, emerge la cultura maschilista e machista che intossica ancora il tessuto culturale e sociale del Paese Italia, perché le parole astruse, in fondo in fondo ,nascondono una sola realtà: lei era la moglie e quindi non può e non deve trattarsi di stupro!
Il NO al marito ubriaco nel talamo nuziale non può essere considerato possibile!
Esiste in Italia una associazione di un uomo, mi rifiuto per decenza verso il genere maschile citarne nome e ragione sociale, che ha tra i suoi dettati il far riconoscere come violenza sessuale il “NEGARSI DELLA MOGLIE AGLI ATTI SESSUALI PROPRI DEL MATRIMONIO” ecco perché quello stupro è un po’ meno stupro….era la moglie! mica una donna incontrata per strada e sconosciuta!
Certo, seguendo questa linea di pensiero, magari era lei ad averlo provocato o magari aveva collaborato perché indossava i jeans o non aveva capito lo stato d’animo dopo una lite coi genitori…..
In Italia, se l’età ormai avanzata non tradisce la mia mente, è dai lontani anni ‘ 90 che è stato riconosciuto il dirittoal NO, anche per le mogli e che viene considerata VIOLENZA CARNALE, OSSIA STUPRO, costringere la consorte ad un rapporto intimo contro la sua volontà.
Non ricordo esattamente l’anno, ma ricordo sempre le parole del mio defunto marito e molti nostri amici, che assertivano essere necessario non solo il consenso orale, bensì tenere sempre nel comodino un notaio liofilizzato per stillare l’atto di consenso scritto, onde evitare problemi .
Certo erano boutade di giovani sposi, ma il senso era la doverosa accettazione che i ruoli andavano verso una parità che passava dal rispetto reciproco anche in ambito sessuale: NO ERA NO SENZA SE E SENZA MA!
Ora si è tornati indietro, ai tempi dei processi a porte chiuse ,dell’obbligo coniugale da rispettare solo da parte della donna…chissà come si rivolta nella tomba l’Avv. Tina Lagostena Bassi, colei che con una arringa memorabile, fece sì che i processi per stupro fossero celebrati a porte aperte, in modo da non sovvertire le parti di vittima e carnefice!
Certi avvocati squali, ripeto un limite etico e morale dovrebbe essere insito nella professione, necessiterebbero di un ripasso: la violenza carnale non è più un reato contro la morale, bensì contro la persona fin dagli anni ’90, per cui è persona anche la moglie.
A questo già gravissima sentenza, non possiamo non affiancare altri due fatti allucinanti, merito sempre di una magistratura che ha ormai perso il suo ruolo di tutela della vittima: 16 coltellate non considerate “a rischio mortale”, per cui lo stalker ai domiciliari e, probabilmente, con una pena lieve, perché in fondo la colpevole è lei: NON E’ MORTA ,DOVEVA MORIRE, SE MORIVA…..
Poco importa se lo stalker non si considererà soddisfatto fintanto che non la avrà uccisa, che la perseguiterà fino a raggiungere il suo scopo…quando ,Dio non voglia, questo accadrà , allora sì che il perito potrà dire che le ferite “ ERANO DI NATURA MORTALE”, allora sì i giudici saranno severi….forse…..se non patteggia….bisogna vedere le attenuanti…..
Non mi dilungo nemmeno sulla liberazione di un molestatore con tanto ,di risarcimento da parte dello Stato, perché “ ERA IN UNA CELLA SOVRAFFOLATA”….poverino, si sono dimenticati di prenotargli l’hotel 5 stelle lusso….era SOLO un molestatore, mica un fotografo di scandali…..
Parliamo continuamente di contrasto alla violenza ed alla discriminazione di genere, variamo DDL contro il femminicidio, protestiamo, facciamo campagne perché si denunci….poi arrivano azzeccagarbugli senza etica e coscienza, giudici fantasiosi a conoscenza del klingoniano legale ed esperti  in scalate giuridiche con sentenze incomprensibili….e scopriamo che tutti i Caino devono essere garantiti e tutte le Abeli…..se lo sono cercato!
No contro la violenza, di qualunque genere e forma, datosi che la violenza è violenza punto e basta,non servono misure, leggi, concetti straordinari…serve solo una cosa: UNA MAGISTRATURA CON LA M MAIUSCOLA!

Angela Ronchini

Presidente Ass. Articolo 51 Laboratorio di Democrazia Paritaria

giovedì 7 agosto 2014

ANDARE OLTRE

In occasione dell’entrata in vigore il 1 Agosto 2014, della Convenzione di Istambul, sottoscritta dal Governo Italiano seppur nell’indifferenza generale di parlamentari uomini e partiti tutti,  ASS. ARTICOLO 51 LABORATORIO DI DEMOCRAZIA PARITARIA  desidera andare OLTRE, sottolineando che è necessario l’impegno di tutte le donne, perché l’abbattimento della violenza di genere passa solo ed obbligatoriamente da un cambio culturale, che veda sconfitto il pervicace maschilismo e machismo ,ancora maggioranza in questo Paese.
La violenza di genere, gli abusi, le prevaricazioni contro e sulle donne si sconfiggono con la cultura della parità che deve, inevitabilmente, passare dagli esempi di azioni e comportamenti.
Per questo chiediamo alle donne della “POLITICA” di impegnarsi per una vera e qualificata rappresentanza  PARITARIA di genere nelle Giunte e nei CdA degli Enti , poiché ancora oggi i dettati e le normative vengono disattese.
Esempio ne sia che due Giunte Regionali recenti, di area politica del Premier Renzi, che ha un Governo rispettoso della parità di genere, sono invece sottodimensionate per numero di Assessore: la Giunta di Regione Abruzzo è un 5 a 1 e la Giunta di Regione Piemonte è un 10 a 4, inaccettabile, considerato che il Governatore di entrambe le Regioni è uomo.
A questo vanno aggiunti i recenti esempi di sfruttamento del corpo della donna da parte di agenzie pubblicitarie o di imprenditori sardi in odore di “hot pubblicity”, il sarcasmo sorto intorno alla necessità, sempre per il cambio culturale e comportamentale, dell’uso di termini propri al femminile , inesistenti nella nostra lingua che fa rigorose distinzioni tra maschile e femminile, portando, quindi, a pensare che per certi ruoli possano essere qualificati solo uomini.
E’ necessario ricordare che l’esempio è il miglior mezzo per operare il cambio culturale ed è per questo che l’impegno per una legge elettorale che non penalizzi le donne attraverso le preferenze e che in quel caso preveda un minimo di elette obbligando i partiti ad investire sulle candidature al femminile, cosa che ancora non è di facile comprensione nelle segreterie di tutti i partiti di ogni ordine e grado, è fondamentale ed urgente.
Le donne non vogliono essere una specie protetta, non ci sentiamo e non siamo panda in via di estinzione, ma perché la parità sia raggiunta ed una vera democrazia paritaria conquistata, dobbiamo partire alla pari ai blocchi di partenza e questo non è ancora reale nel nostro Paese.
Per questo chiediamo misure cogenti e transitorie: vogliamo la possibilità di pari partenza.
Chiediamo che nell’ottica di questa battaglia contro la violenza di genere, sia cambiata la Legge Mancino e si preveda oltre che la discriminazione razziale, quella di genere, prevedendo severe norme per chi, confermando il machismo imperante, usa offese sessiste nei confronti delle donne, ivi compresa la pubblicità.
L’esempio deve essere dato anche dalla Magistratura , che deve recuperare il suo ruolo di tutela della vittima e severità per il colpevole, non concedendo sconti a chiunquiesi macchi di un reato violento contro le donne in ogni sua forma, dal femminicidio all’insulto sessista, dall’uso improprio del corpo femminile  alla mancato rispetto delle norme sulla parità di genere.
Chiediamo, altresì , alle parlamentari tutte di impegnarsi affinché sia dato spazio nella comunicazione alle istanze delle donne e siano puniti quegli organi mediatici che usano toni giustificazionisti, soprattutto in casi di femminicidio.
Le donne di Articolo 51 auspicano , anche, la nomina di un Ministero alle Politiche di Genere, mancante dal 2011 e che è necessario per vigilare e applicare quelle norme riportate dalla Convenzione, ma che rischiano di essere “DIMENTICATE ED INAPPLICATE “ senza una strenua e pressante difesa ….a catenaccio!
Oggi le donne stanno pagando un contributo enorme alla crisi  in termini di lavoro e sacrificio familiare, stanno pagando un prezzo altissimo di vite sacrificate sull’altare del diffuso sentire “ che ammazzare una donna non è un reato”, quasi fosse una zanzara d’estate, un tributo altissimo di immagine nella questione separazioni e divorzi che ha invertito le parti vittime, per questo necessitiamo di una tutela governativa ed efficiente.
Ringraziamo le Parlamentari  di Forza Italia che hanno capito e pensato la necessità di “ ANDARE OLTRE LA CONVENZIONE” , ma ribadiamo l’estrema urgenza che l’andare oltre passi , innanzitutto, dalla rappresentanza, da leggi elettorali regionali che dovrebbero essere priorità delle Assessore preposte e nazionali delle Parlamentari tutte.
Ci auguriamo che ANDARE OLTRE passi da questo cambio culturale  della politica delle e per le donne, senza il quale la lotta contro la violenza di genere è e sarà sempre perdente.

LA PRESIDENTI
DOTT.ANGELA RONCHINI
ASS.ARTICOLO 51 LABORATORIO DI DEMOCRAZIA PARITARIA


mercoledì 6 agosto 2014

LETTERE VECCHI STEREOTIPI DI GENERE E RISPOSTE TERZO MILLENNIO

Egregio Direttore,
Ho letto tra lo stupito e il disappunto , le lettere dell’Avv. Bernardini De Pace al “caro marito”  e la risposta del Dott. Feltri con un “cara moglie”.
Entrambe hanno elementi reali , entrambe raccontano falsità, entrambe discriminanti per il genere femminile e maschile, entrambe un panegirico al più banale e offensivo degli stereotipi: moglie sofferente ed amorosa con marito traditore, marito traditore in cerca di giovinezza, che considera la moglie una zecca succhia soldi priva di dignità.
Mi auguro siano due brevi racconti estivi, di quelli da leggere sotto l’ombrellone tra la crema abbronzante e un richiamo ai bambini, altrimenti devo supporre che sia l’Avvocata che l’esimio giornalista, abbiano subito un colpo di sole in questa estate che estate non è.
Carissima Avvocata, Carissimo Dottore, la realtà non è quella descritta , la realtà è si quella degli uomini che raggiunti i 50, magari con un nipotein arrivo,cercano carne fresca per ritrovare una giovinezza che è fuggita da tempo, gli uomini sono terrorizzati dal tempo che passa, è sì quella di qualche ragazza giovane o meno giovane che insegue il portafoglio, ma non certamente quella di donne che sopportano quali novelle martiri tradimenti per proprio comodo o per accedere ad un conto corrente del marito fredifrago.
Dott. Feltri smettiamola con le donne mogli mantenute e capaci solo di sfruttare: non ne esistono più in natura.
Si guardi intorno Dott. Feltri: le donne lavorano, hanno carriere, conti separati e matrimoni in separazioni dei beni, mentre quelle che, come lei fa intendere, vivono nel agio  coi soldi del coniuge, hanno contribuito a quei soldi , da dietro le quinte,sacrificandosi, come accaduto alla sottoscritta, in cantieri di centrali elettriche nei posti più sperduti al mondo,a partire dal lontano 1978, curando l’immagine,le relazioni sociali, stando alzate la notte su un disegno a fare “as built” con la lametta gillette, il rapidograph  e pancione di sette mesi, perché l’ingegnere, giovanissimo capo cantiere, in un’epoca dove sotto i 40 non comandavi  che l’ interruttore della luce,potesse spedire in tempo i disegni, che da un 24enne  si aspettavano molto e tendevano a sperare facesse brutte figure.
Quegli armadi pieni di vestiti e scarpe, carte di credito illimitate queste donne se le sono guadagnate, perché anche quello di “cura e assistenza familiare” come si dice oggi, è un lavoro pesante, stressante, H 24 per 370 giorni l’anno su 365!
Persino lo sgangherato diritto civile italiano riconosce alle donne che non lavorano , ma che si sono occupate della famiglia un valore: è l’equa suddivisione dei compiti che in un matrimonio va riconosciuta a chi, donna, porta avanti una piccola impresa a conduzione familiare.
Quindi se quel uomo è ricco, di successo, coi soldi, carriera esplosiva, il merito è anche di chi, moglie, si è occupata di tutto il resto, lasciando a lui solo IL LAVORO, senza altri problemi, nemmeno quello di comprarsi un paio di mutande.
Le racconto due piccoli accadimenti.
Nel 1991, a Riyadh, con molta gioia, scoprii di attendere un quarto figlio. Il giovanissimo ingegnere era nel frattempo diventato il primo Amm. Delegato per il Medio Oriente, sotto i 40 anni, 37 per la precisione, di una grande multinazionale,anche grazie a quella moglie che aveva riempito l’armadio di vestiti.
Purtroppo, causa  guerra del Golfo e susseguente pioggia nera, subii una interruzione spontanea della gravidanza. Con noi a Riyadh erano mio figlio undicenne e la piccola di 4 anni attaccatissima a me. La grande studiava a Roma.
Ricoverata d’urgenza, lo pregai di occuparsi della piccola, nonostante avessi predisposto tutto con il personale, prima del ricovero.
Dal mio letto telefonai, alle  sei del mattino, per chiedere se tutto andava bene: mi rispose la cameriera che l’Ingegnere era andato ad Abha .
In un Paese dove le donne non possono firmare le proprie dimissioni, feci firmare l’autista e tornai a casa.
La sera alle mie rimostranze, mi sentii rispondere: “MA IL MEETING ERA FISSATO DA TEMPO!”, risposi con un laconico: “Ok, la prossima volta che mi capita di abortire, ti faccio un memo, così mi dici quando sei libero.”
A questo posso aggiungere molti altri episodi, ma a significarli tutti è la frase che sentii  pronunciare a mio padre , una delle rarissime volte che facemmo il viaggio di rientro insieme.
Arrivati a casa dei miei sentii ordinare”Fate riposare S…..è stanco lavora ed ha viaggiato di notte”.
Considerato che S….si era limitato ad arrivare a casa alle 20, mangiare ,farsi la doccia , cambiarsi e sedersi in macchina, mentre io avevo fatto i bagagli, preparato i figli, organizzato i cani e i gatti da lasciare con la colf, telefonato in Italia, controllato i libri,i compiti e una volta, seduta in aereo, sveglia tutto il volo, per quel perverso senso di responsabilità che a noi madri fa vedere esplosioni in volo ad ogni scricchiolio,mentre lui dormiva un sonno profondo, ebbene sì doveva riposare.
Non vogliamo lasciare, caro Dott. Feltri, a queste donne nemmeno il diritto ad un armadio di vestiti e alle carte di credito?
Invece , cara Avvocata, anche Lei, eppure dovrebbe saperlo, vede una realtà anni 50: le donne oggi , non barattano la propria dignità in nome di un amore, che, sebbene fedele nei secoli, le umilia e le ignora.
Io ho rinunciato, nonostante le molteplici sollecitazioni contrarie, alla casa di 500 mq  in Olgiata,quartiere super chic ed esclusivo di Roma, carte di credito oro, due persone di servizio ed annessi vari.
Non mi sono umiliata, e come me quasi tutte, in indagini e ricerche, non ho sopportato odori o coiti improvvisi e freddi, ho sospettato al primo mazzo di fiori diverso, in una splendida routine di 30 anni.
Ho cercato di capire, ho scoperto il tradimento con la cameriera etiope : ho cacciato lei sotto gli occhi di lui, ho litigato, discusso, resistito per due anni, poi appunto,la mia dignità ha detto basta…e mi sono ritrovata senza nulla, fuori dalla villa e senza l’armadio dei vestiti.
Molte come me, hanno rinunciato a tutto fuorché alla loro dignità, molte come me, cara Avvocata, ancora combattono per il loro diritto alla stessa vita, molte come me , non si sono rifatte una vita, perché dentro una moglie trentennale non c’è una zoccola viva, anche per il semplice fatto che la cultura italiana machista , indipendentemente, dal corpo palestrato , vede la donna di 50 merce scadente ed avariata.
Diciamo piuttosto la verità, i mariti cercano la giovinezza perduta, le mogli attendono la soddisfazione: un infarto prima o poi capita a tutti ed allora serve la carne vecchia per l’assistenza….ed il No sarà gigantesco.
Per cui donne, uomini, mogli, mariti,cara Avvocata, caro Dottore i tempi son cambiati e di molto…..quindi basta stereotipi, guardiamo la realtà e svegliamoci: siamo nel terzo millennio .

Dott.ssa Angela Ronchini
Presidente Ass. Articolo 51 Laboratorio di Democrazia Paritaria



giovedì 17 luglio 2014

FUMMO LE PRIME A PROPORLO....

Lo scorso anno, un mese dopo il suo insediamento, noi, Articolo 51 insieme a DonneinQuota, artefici del suo esistere nella allora neonata Giunta paritaria Maroni,  incontrammo l'Assessora Bulbarelli e le presentammo una piattaforma di lavoro, cui aveva dato il suo apporto anche la Consigliera di Parità Regionale Carolina Pellegrini, contenente le proposte di cui pensavamo dovesse occuparsi la prima Assessora alle PO che Regione Lombardia aveva dopo 18 anni.
Non fu neanche presa in considerazione, poiché l 'Assessora ha sempre ritenuto sua priorità la casa, Aler, gli aiuti ai terremotati.......
Si ricorda delle Po solo al Tavolo del contrasto alla violenza.
Oggi ha annunciato trionfalmente l'istituzione di corsi di formazione specifici per 200 avvocati nelle provincie di Milano, Varese e Mantova.
La formazione inizia con gli avvocati, l'albo specifico comunque in Regione esisteva già da tempo, per poi proseguire con tutti i soggetti, comprese le Forze dell'Ordine, coinvolti nel contrasto alla violenza.
Ebbene questo era uno dei punti della nostra piattaforma elaborata e spedita all'Assessora il 9 APRILE 2013.
Ora sappiamo che per lei contano solo le elette o chi ha ruoli istituzionali, ma le associazioni hanno avuto ed hanno un ruolo determinante nel suo esistere ed un grazie lo meritavamo soprattutto noi di Articolo 51.
Di seguito la famosa piattaforma:

Piattaforma di richieste per Assessora Paola Bulbarelli alle PO.

"Le Associazioni femminili Ass. Articolo 51 Laboratorio di Democrazia Paritaria, Donnein Quota, White Mathilda qui rappresentate dalle Presidenti Angela Ronchini, Donatella Martini, Luisa Oliva chiedono la discussione dei seguenti punti:

– Modifica alla attuale legge elettorale regionale per l'introduzione della doppia preferenza di genere.
Si è infatti constatato che nonostante l'introduzione obbligatoria dell'alternanza di genere, questo non ha comportato l'elezione in Consiglio Regionale di un numero di donne tale da poter essere incisivo sull'operare del medesimo. L'ONU fissa nel 30% la soglia dalla quale la presenza delle donne nelle assemblee elettive può dare svolte alle azioni di governo. Essendo tale soglia confermata e superata nel Parlamento Nazionale, non può Regione Lombardia non considerare la soluzione del problema , immediatamente come fatto in Regione Sicilia. Onde per cui roteniamo necessario essa sia modificata entri i prossimi 100 giorni

-L'istituzione di un tavolo permanente di discussione per un Politica di Genere

E' infatti necessario scindere le Pari Opportunità dalle politiche di Genere. Le PO sono ormai obsolete nella misura in cui coprono ampi spazi sociali, culturali, per la lotta alle discriminazioni, ma non perseguono unicamente, come da origine, il fine dell'empowerment femminile soprattutto a livello di assemblee elettive e ruoli istituzionali.
Il tavolo avrà la funzione di mainstreaming e si dovrà avvalere delle comptenze della Consigliera di Parità per l'indirizzo delle politiche di genere e per il contrasto alla discriminazione di genere in tutti gli ambiti lavorativi e socio-culturali.
Il tavolo dovrà interagire con tutti gli assessorati, in quanto le politiche di genere devono essere applicate a tutte le realtà socio economico sanitario scolastico ecc. Ovviamente il tavolo servirà allo sviluppo delle politiche di genere con proposte di immediata applicazione

– Consiglio per le Pari Opportunità

Istituito nel 2011 con Legge Regionale num.8, non ha ancora potuto funzionare nella sua piena competenza, per cui si chiede che l'Assessora si faccia garante del rispetto della normativa, mettendo locali e personale necessario al suo funzionamento a disposizione e prevedendo per il medesimo CPO un finanziamento senza il quale le funzioni a lui delegate dalla legge risultano di difficile applicazione.
Il CPO dovrà lavorare quotidianamente ed essere il promotore di controll0o su tutte le leggi emesse dal Consiglio Regionale, sulle decisioni degli Enti e partecipate. Al CPO sarà riconosciuta e rispettata la posizione di controllo che la legge stabilisce e sarà compito del CPO chiedere copia degli atti preventivamente per il controllo e l'analisi dei medesimi.

– Consigliera di Parità

E' ,poi, auspicabile una stretta collaborazione con le Consigliere di Parità, che avamposto sul territorio, sono a stretto contatto con le problematiche di genere, quali il lavoro,la discriminazione , la violenza in ambito lavorativo, la conciliazione, la tratta e lo sfruttamento di esseri umani , soprattutto di donne e minori.

-Accesso ai media

Le Associazioni chiedono che l'Assessorato si impegni a promuovere le istanze, le proposte e quant'altro presso i media e la comunicazione in genere, in modo da poter diffondere i principi della democrazia paritaria.
E', infatti, noto che poco spazio viene dato alle donne per istanze “politiche” , essendo l'immagine delle donne per i media legata a fatti drammatici o/e di scandalo. Mentre è importante far conoscere e far prendere coscienza che il rinnovamento e l'efficienza passa anche e soprattutto da una maggiore presenza di donne nei vertici istituzionali, anche e soprattutto a contrasto dei fenomeni di violenza ed intolleranza.

– Legge per il contrasto alla violenza
Si chiede che detta legge sia finanziata e supportata da piani di informazione ed educazione.

-Nelle scuole a partire dalle primarie;

-Nel controllo preventivo delle immagini pubblicitarie attraverso il CORECOM;

- La riqualificazione e il potenziamento del consultori, come previsto dalla legge 194, anche come luogo di educazione alla sessualità e al rispetto della medesima per donne ed uomini e con indicazioni multilingue;

-Nei piani di sicurezza territoriale anche con la formazione specifica delle autorità preposte alla tutela della medesima ;

-Istituzione delle “bacheche rosa” presso stazioni e comandi di Carabinieri, Polizia di Stato e Polizia locale, dove possa raccogliere la denuncia personale femminile con preparazione specifica

-Istituzione presso i Pronto Soccorso dei “codici rosa”, ossia all'arrivo di donne con evidenti segni di violenza o abusi o maltrattamenti, queste devono essere condotte in aree separate ed immediatamente soccorse ed assistite oltre che dal personale medico, anche da psicoterapeuti, forze dell'ordine, ecc.

– Osservatorio per l'equilibrio di genere

Le Associazioni chiedono che sia prontamente istituito un osservatorio di monitoraggio e controllo sulle liste e sulle future giunte che usciranno dalla prossima tornata elettorale di Maggio 2013, in considerazione anche delle recenti sentenze che vanno dal CdS del Giugno 2012 alla recentissima del Tar Lazio Marzo 2013.

-Finanziamento progetti per la democrazia paritaria

Tenendo conto delle attuali condizioni di crisi e nel rispetto delle politiche di risparmio, si chiede ,laddove possibile, l'aumento del budget per il finanziamento di progetti per le politiche di genere e le PO.

Concludendo, da quanto richiesto è necessaria una stretta collaborazione tra assessorati, istituzioni, associazioni, territorio, che conferma la necessità dell'istituzione di un tavolo che porti Regione Lombardia ad una vera e compiuta Democrazia Paritaria."

venerdì 6 giugno 2014

IL DIVORZIO BREVE CONTRO LE DONNE

Il 12  Maggio 1974 non potei votare per il referendum sul divorzio, non avevo ancora 21 anni, la legge che porterà la maggiore età a 18 anni è del Maggio 1975, 8 Maggio per la precisione, quella che mi permise di sposarmi senza il consenso dei miei genitori, mi sposai il 26 Giugno 1975, ma fui una grande attivista tra quelle che non volevano l’abrogazione  della Legge del 1971.
Mi sembrava, allora, di fare il bene dell’emancipazione femminile, della libertà di scelta delle donne, insieme al diritto di scegliere se essere madri, la legalizzazione dell’aborto, e il famoso “il corpo è mio e lo gestisco io”: non avevo capito nulla.
Non avevo capito che la Legge sul divorzio era una legge scritta dagli uomini per gli uomini, nonostante alcune modifiche negli anni seguenti era ed è una legge scritta dagli uomini per gli uomini.
Dopo 40 anni ,e l’esperienza sulla mia stessa pelle, mi rendo conto che non avevamo capito nulla allora ed ancora, noi donne, non abbiamo capito nulla.
Oggi sento commenti entusiasti di deputate sulla conquista del divorzio breve, solo che io non ho più 20 anni e all’entusismo per quello che sembrava essere la liberazione dalle catene del bigottismo religioso, oggi è subentrata la saggezza dell’esperienza di vita, la consapevolezza che noi donne andiamo incontro ancora una volta sventolando la bandiera del “io sono mia”, ad una discriminazione enorme e di cui poi non sapremo fronteggiare le conseguenze che saranno gravi solo ed esclusivamente per noi genere femminile.
Il divorzio dovrebbe essere l’extrema ratio, la soluzione inevitabile dopo un percorso di recupero, di dialogo, di superamento crisi.
Con troppa facilitrà oggi, si dice basta alla prima difficoltà, al primo scontro si è pronte a buttar via acqua sporca e bambino, senza soffermarsi sulle conseguenze di quel “buttare via” che sono sempre a discapito solo ed esclusivo della donna.
Il divorzio non è per le donne : E’ CONTRO LE DONNE!
Non giudichiamo dai pochi clamorosi casi di coppie più o meno famose e ricche, il divorzio riguarda per la maggior parte i comuni mortali, quelli che faticano a mettere insieme il pranzo con la cena.
E lì la donna viene discriminata. Pensate per un momento alla regola per cui la donna mantiene i diritti successori e l’acquisizione della pensione di reversibilità solo se titolare, post sentenza, di un assegno almeno alimentare.
Sapete cosa vuol dire questo? Che nel 1971 si era stabilito che la donna non potesse rifarsi una vita, perché lavorando o risposandosi avrebbe perso quell’assegno che riconosceva il suo lavoro di prima moglie, perché, come molte donne, magari si era abbandonata la propria carriera per fare ,appunto la moglie e la madre e sostenere la carriera del marito.
Pensate ad un divorzio dopo 30 anni di matrimonio, alla tenacia di lei che si ricostruisce una vita lavorativa e perde quell’assegno: lui si risposa  muore dopo pochi mesi dal matrimonio e tutto, dico, tutto quello costruito nei lunghi 30 anni va alla nuova e breve moglie.
A questo va aggiunto il dramma dei figli che difficilmente, nonostante il comune sentire di psicoterapeuti di scuola sessantottina, accettano la fine del matrimonio dei genitori e i nuovi compagni, indipendentemente dall’età che hanno.
Senza contare che questo divorzio breve , che tanto piace alle deputate, pronte a garantire la  necessità di rifarsi nuovi affetti, favorirà esclusivamente, o nella maggiore percentuale, gli uomini, che, chissà perché, hanno sempre pronta in tasca la nuova compagna di vita, minimamente turbati da cosa accade a quella precedente.
Allora invece di parlare entusiaste di divorzio breve, parliamo di divorzio non discriminante per la donna, parliamo di maggiori tutele per quelle donne che si ritrovano divorziate dopo più di vent’anni di sacrifici , parliamo di riparare prima di buttare.
Pensiamo sì ad acellerare i tempi, ma dopo un percorso, cosa che esiste in tutti gli ordinamenti giudiziari occidentali, di tentativo di recupero attraverso colloqui con esperti, con qualcuno che ha “già vissuto”, per il bene della donna e, soprattutto dei figli, il cui sentire non può non essere tenuto in considerazione , qualunque età essi abbiano e che magari, per il loro bene, non credete, care amiche deputate, i figli preferiscono la lite quotidiana che il vedere i genitori divisi, tentano un nuovo approccio alla convivenza matrimoniale, che può ricostruirsi, perché matrimonio, questo va detto alle nuove generazioni, è sacrificio e rinuncia di un pezzo del proprio io a favore dell’altro.
Pensiamo sì ad accellerare i tempi, ma a stabilire regole che mettano la prima moglie in primo piano: quanti uomini approccerebbero un secondo matrimonio sapendo , che il loro spirito di vendetta, coccerebbe contro la regola che alla seconda moglie i diritti successori vengono assegnati solo dopo che il matrimonio abbia circumnavigato la boa della metà più uno degli anni del primo?
Pensiamo sì ad accellerare i tempi, ma riconoscendo quelli del primo e riconoscendo alla donna il diritto a rifarsi una vita lavorativa ed affettiva , senza perdere i diritti acquisiti col matrimonio, senza essere cancellata come non fosse mai esistita.
Se non poniamo queste basi, costringiamo nuovamente le donne a lasciare il lavoro, le carriere, le riconduciamo nelle cucine per assecondare la voglia di nuovo di qualche maschietto in crisi di identità.
Allora non facciamo, ancora, una volta il gioco degli uomini, non abbocchiamo a questo diffuso sentire di “laicizzare” tutto, pur di dimostrare che siamo moderne, libere, anti cattoliche: ragioniamo, pensiamo ponderiamo.
Chiediamo tutele maggiori, chiediamo l’istituzione di un vero e proprio Tribunale della Famiglia con personale formato ad hoc, che valuti situazione per situazione, perché se tutte le famiglie sono felici nello stesso modo, ognuna è diversa nella sua infelicità.
Recuperiamo il ruolo di genitore, di moglie, di marito, parliamo ,prima di alzare barriere, questo dobbiamo chiedere al legislatore: certezze e garanzie per tutti e tutte, che non discriminino, che mettano i padri, più che le madri, di fronte alle responsabilità di crescere i figli insieme nell’ambito di una famiglia, prima di allargarla.
Pensiamo a noi donne che in questo Paese , in un modo o nell’altro, fatta una legge, è sempre contro di noi, mai per noi, perché la cultura è ancora profondamente maschilista e, soprattutto, il potere economico è ancora largamente nelle mani maschili e coi soldi si vince sempre.
Chi costringerà un padre, una volta ottenuto il divorzio in 12 mesi, a curarsi dei figli? Chi lo obbligherà a vederli, pagargli gli alimenti? E se lei non lavora, chi lo obbligherà a versare regolarmente il mantenimento?
Una volta decretata la fine del vincolo matrimoniale, in 12 mesi, chi si farà carico dei nuovi single perché rispettino le disposizioni del Tribunale? Se spariscono, cambiano indirizzo, diventano latitanti, come ci difendiamo? Rischiando di essere noi denunciate per stalking, magari perchè vogliamo il mantenimento per i figli?
No, il divorzio breve non mina l’istituto della famiglia, mina la libertà e la parità della donna, ne condiziona le scelte in virtù di diritti acquisiti che rischia di perdere, riporata l’essere moglie indietro di un secolo e il tutto con l’entusiamo delle donne stesse, che a sbaglire sono bravissime da sole, nel continuo inseguire una obsoleta ideologia femminista che vuole si liberarci dalle catene  del matrimonio indissolubile di cattolica professione, ma mettendoci quelle dell’obbligo a scegliere in una sola direzione.
Non hanno accettato mai, gli italici, maschietti, il nostro diritto alla parità, per cui quale mezzo migliore per tenerci all’angolo se non il divorzio breve?
Ragazze, svegliamoci: diciamo sì al divorzio, ma a patto di una ben più profonda riforma del Diritto di Famiglia e dell’Istituzione di un Tribunale della Famiglia, di tutele e garanzie anche per i nostri figli, perché , va ricordato, come diceva mia Mamma con la saggezza delle donne anni ‘ 50, che hanno fatto studiare le figlie, prima dei figli..”LA PRIMA SCOPA LA CASA, LA SECONDA SIGNORA E’ CHIAMATA!”
Il messaggio nella sua rudezza, è chiaro ed esplicito: divorzio breve sì, ma per le donne non contro le donne!
 
Angela Ronchini
Presidente Ass. Articolo 51 Laboratorio di Democrazia Paritaria.

lunedì 5 maggio 2014

LETTERA APERTA AL SINDACO PISAPIA

Egregio Sig. Sindaco,
Chi scrive è una residente di Via Stresa, laddove Giovedì 1 Maggio un gruppo di antagonisti ha occupato la Palazzina ex ufficici amministrativi della Regione, al num. 24, creando notevoli disagi, caos ,sporcizia e il senso di frustrazione che vive chi si sente impotente di fronte all’arroganza di una minoranza che calpesta i voleri e i sentire della maggioranza.
Io e Lei apparteniamo alla generazione degli anni 70, per meglio dire, la generazione che frequentava il Liceo negli anni 70, la generazione che ha fatto della politica e della difesa delle idee il suo credo di vita, anche, magari ,facendo altro.
Io e Lei siamo stati e siamo su posizioni politiche diverse, Lei non ha avuto il mio voto, né mai lo avrà, ma io e Lei apparteniamo, appunto, a quella generazione che si è scontrata, combattuta, insultata nelle assemblee, nelle manifestazioni, abbiamo concezioni e visioni della gestione della res pubblica differenti,Lei è per la fantasia al potere, per i diritti di tutti e di tutto, per i fratelli mussulmani e i rom da integrare, per l’esproprio proletario e gli indiani metropolitani,per i centri sociali e gli antagonisti, per gli orti e le ciclabili, io per l’ordine, il rispetto delle regole, i doveri prima dei diritti, la responsabilità individuale e non collettiva, l’energia nucleare e i parcheggi, le case e le infrastrutture, non amo i rom, rispetto i mussulmani, ma niente burqa e moschea, voglio l’esercito per le strade e le forze dell’ordine hanno sempre ragione, però, Lei è comunque il Sindaco della mia città, non il mio Sindaco, ma il Sindaco della mia città, per cui mi aspetto da Lei che curi e tuteli anche i miei interessi di cittadina milanese, il che comporterebbe che io non mi debba trovare ad avere disagi ogni 15 giorni , perché groppuscoli di giovani nullafacenti , prendono possesso di luoghi pubblici e privati per le loro feste e i loro assurdi proclami.
Mi aspetto dal Sindaco della mia città che non permetta che ciò accada, non solo per rispetto dei residenti , soprattutto anziani,di quella Via, ma per i tanti giovani non antagonisti che feste vorrebero fare , ma non possono perché senza lavoro o anche con il lavoro,non hanno possibilità di avere luoghi di incontro , dato che i locali costano e i soldi, se ci sono, certamente non possono servire per pagare affitti di luoghi dove festeggiare.
Questi giovanotti e giovanotte, con la kefiah intorno al collo, le bombolette spray per imbrattare i muri, i capelli rasta, fiumi di birra e musica hip hop, droghe varie considerate normali abitudini, con ai piedi le Nike e che arrivano in taxi alla riunione del collettivo, strano come certi termini non passino mai di moda, in un momento di crisi e difficoltà a superare la seconda settimana del mese per la maggioranza dei milanesi, costeranno a noi comunità un mucchio di soldi perché i condomini, secondo il regolamento voluto dalla Sua Assessora all’Urbanistica, dovranno farsi carico ,per il decoro, di ripulire le facciate imbrattate dagli slogan, dai graffiti, restaurare vetri sfasciati e portoni sfreggiati, per non parlare di macchine danneggiate, e il conto gli amministratori non lo presenteranno a Lei, Sig. Sindaco, ma a noi con le prossime rate di spese condominiali e sarà un conto salato, per non contare, poi, che i mezzi e il personale AMSA  dovranno fare  ore straordinarie per ripulire e anche questi costi ce li ritroveremo da pagare noi cittadini elettori.
Lei è il Sindaco di Milano non del Leoncavallo e se Milano non è Beyruth , non è nemmeno il dominio del caos e del disturbo.
Non creda, Sig. Sindaco, che tutto ciò aggrada anche a chi a Lei ha dato il suo voto:a nessuno piace vedere sperperati i propri soldi per far festeggiare qualche scalmanato che vuole fare il rivoluzionario a spese della comunità, che si sente trendy pensando ad una Milano di orti e pollai in P.zza Duomo.
Le chiedo ,Sig. Sindaco, di dimettersi da studente rivoluzionario che vuol cambiare il mondo, abbiamo i  capelli bianchi, ormai, lasciamo la fantasia al potere nel cassetto della giovinezza  e cambiamola Milano sul serio, da persone adulte, esperte, realiste quali la nostra età ci richiede, anche per quei giovani, cui dovremmo essere guida ed esempio.
Milano è in uno stato pietoso, buche, sporcizia, venditori ambulanti nelle vie del lusso, mezzi ATM e MM, una volta orgoglio della città, obsoleti e inefficienti, impossibilità di avere parcheggi, micro e macro criminalità dilagante, quartieri degradati dall’arrivo di orde di clandestini, centri sociali che vandalizzano e distruggono per ragioni varie e mai capite e conosciute, per cui non sprechiamo tempo e denaro per permettere occupazioni inutili e fini a se stesse.
Riporti Milano a quella che era , dimostri di essere il Sindaco di tutti e tutte, rinunci Lei e la Sua Giunta a dimostrare che si può governare con l’ideologia: non si può Sig. Sindaco, non si può governare con l’ideologia.
Per governare serve il pugno duro e la fermezza, bisogna dire più no che sì, come i buoni genitori per educare devono essere rigidi e fermi, così per governare una città.
Lo sappiamo dare sempre ragione, dire sì, comporta meno problemi,meno attacchi, meno accuse, rende più facile la vita a Lei, ma non a noi che a Milano dobbiamo vivere, muoverci, lavorare.
Solo così governando con fermezza e senza il paraocchi ideologico,magari con metodi da far torcere il naso agli arancioni e ai radical -chic, poi, potrà trovare spazio per l’ideologia.
Solo così potrà essere il Sindaco di Milano, di tutti i milanesi, di tutte le milanesi.
Grazie
Dott.ssa Angela Ronchini
Ass. Articolo 51 Laboratorio di Democrazia Paritaria
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martedì 15 aprile 2014

UN PICCOLO PASSO PER LE DONNE, UN GRANDE PASSO PER LA DEMOCRAZIA PARITARIA



TRE DONNE AI VERTICI DI ENI, ENEL, POSTE ITALIANE, TRE PRESIDENTI IN TACCO E GONNA.


Ieri, a mercati chiusi, sono state comunicate le prime nomine per i colossi pubblici,gli assets strategici controllati dallo Stato, per cui il Premier, il primo di area PD in 20 anni a dover fare le sudette nomine, aveva annunciato “volti nuovi e molte donne”.
In effetti sentire nomi al femminile per ENI, ENEL, POSTE ITALIANE, fa effetto, ci ha fatto sperare che ,finalmente, il Fattore D, le competenze, il merito, il valore delle donne, la democrazia paritaria, avesse preso l’ascensore per il potere, per i luoghi del decidere, sfondando quel tetto di cristallo che fino ad ora era antitutto.
All ’entusiasmo iniziale, poi, a ruoli annunciati, è subentrata un pò di delusione, infatti abbiamo capito che era il contentino per aggirare il problema dei vertici in rosa, che , se realizzati, deporrebbero grande potere nelle mani delle donne, non ancora gestibili, normalmente non corruttibili, efficienti, preparate, laboriosissime, senza troppa voglia di molteplici incarichi, per poter meglio fare.
Infatti , se possono far rumore tre Presidenti donna in ENI, ENEL, POSTE ITALIANE, sappiamo tutte e tutti, che in quel tipo di azienda il, anzi, LA , Presidente è rappresentativa e non esecutiva.
Il potere decisionale, gestionale, esecutivo, risiede tutto nelle mani degli Amministratori Delegati…e quelli tutti uomini sono stati nominati!
Certo che forse qualche cv femminile poteva essere trovato per essere una Amm. Delegata di ENI, ENEL, POSTE ITALIANE, è impensabile non ci sia una donna adatta al ruolo tra le migliaia di cv che le fondazioni hanno raccolto, tra le docenti universitarie, nella dirigenza manageriale delle stesse aziende,ma , evidentemente, l’Italia politica, vecchio o giovane che sia il Premier, non è ancora pronta a riconoscere alle donne il loro valore, le loro capacità, il loro merito.
Certo queste nomine formali , ma non sostanziali, lasciano l’amaro in bocca, percepiamo l’ennesimo raggiro, l’ennesima esclusione, io, però, per una volta, voglio vedere il bicchiere mezzo pieno e in queste nomine trovare il lato positivo.
Ragazze, vediamola così: su quelle poltrone, seppur solo formali, ci sono donne, donne coi fiocchi, il tacco 12, il loro vissuto, i loro cv, i loro meriti.
Donne, appunto….non uomini,donne: tre uomini in meno che occupano una poltrona nei luoghi del decidere, una poltrona che dà visibilità, che può essere di esempio e stimolo per altre donne.
La nostra cultura è ancora profondamente e saldamente maschilista e machista, tradizionalista e abitudinaria: le innovazioni, il nuovo ,in questo Paese hanno presa lenta, per cui ogni azione che cominci a scalfire un angolo, un’immagine, un’abitudine, sia benvenuta, tutto serve, tutto ritorna utile.
Quando portammo la Giunta Formigoni in Tribunale perché con una sola donna, dissero che eravamo matte, che ottenere il potere con le quote era umiliante, ci faceva assomigliare a dei panda..però quelle donne messe in Giunta per terrore dell’azzeramento, hanno costituito un precedente, hanno creato nell' opinione pubblica, nonostante il silenzio dei media tutti, un’immagine, un pensiero, un ragionamento, un cambiamento delle abitudini.
Ci si è abituati all’ idea che una Giunta può e deve essere paritaria, con tutti i mezzi disponibili, le donne hanno capito che il merito, le competenze, vanno chieste anche agli uomini, che per noi conta …ESSERCI, occupare le posizioni, dobbiamo contare sulla quantità, poi verrà la qualità.
Abituiamoci al potere, facciamoci vedere al potere: ora abbiamo dovuto salire le scale, ma siamo in cima…poi cominceremo a scendere per prenderci il vero potere, quello sostanziale.
Le abitudini italiche sono dure a morire, ma come d'ora in poi, sarà difficile accettare un Premier di 60/70, perché gli italiani una volta presa una strada difficilmente tornano indietro, se non costretti,così per quelle poltrone: ora ci siedono donne, ci si abitua, diventa normale, più donne saranno stimolate a scalare carriere da “top manager”, come si diceva ai miei tempi ed allora mettendo a confronto i cv si dovrà chiedere anche agli uomini stesse competenze e merito…allora occuperemo qualche poltrona da Amm. Delegato….fino ad esprimere, direi tra una decina d’anni, un Premier donna , magari giovane e mamma.
Questa volta voglio essere ottimista, certo la battaglia non è finita, c’è un Italicum da fermare, un’alternanza di genere da imporre, una doppia preferenza di genere da far applicare, le liste women friendly, l’allergia delle donne a votare le donne, il ritornello della dignità venuta meno con le quote, da combattere….e altro ancora, ma un altro passo è stato fatto, seppur formale e non sostanziale, verso quella democrazia paritaria compiuta che tutte auspichiamo.
Occupiamo, ragazze, occupiamo ed accettiamo posti….cambiamo le abitudini, l’immaginario collettivo, facciamo vedere che non temiamo le responsabilità, che siamo ben armate e pronte alla guerra per il potere.
Nel lontanissimo 1974, io e una mia amica, entrammo nell’aula di analisi matematica della Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Milano, perché, eravamo matricole di Architettura, quelle materie bisognava farle lì, dato che Architettura era perennemente occupata e dedita solo alle materie più specificatamente creative, diciamo.
Raggiungemmo l’ultima fila in alto sotto lo sguardo attonito, eravamo in ritardo, del Docente e di circa 300 matricole tutti maschi…..
Allora eravamo solo noi due, ingegneria era considerata feudo indiscusso ed indiscutibile dei ragazzi,oggi credo che il numero di iscrizioni nei vari campi della Facoltà di Ingegneria sia di poco superiore in maschi , anche in specializzazioni molto tematiche e specifiche.
Ecco, ogni passo è un cambiamento, un metro in meno verso la metà della vera ed effettiva parità di genere.
Forza ragazze, sebbene consapevoli della strada ancora lunga da fare.. diciamoci, parafrasando l’Astronauta Armstrong, mentre poggiava il piede sulla Luna: “ UN PICCOLO PASSO PER LE DONNE, UN GRANDE PASSO VERSO LA DEMOCRAZIA PARITARIA!”
Angela Ronchini
Presidente Associazione Articolo 51 Laboratorio di Democrazia Paritaria.