martedì 31 luglio 2012

DA ISABELLA RAUTI PER LE QUOTE ROSA


Parità di accesso a CDA: Rauti (Pdl) scrive al Governo per sollecitare applicazione legge

«Manca poco meno di un mese all’entrata in vigore della legge Golfo-Mosca, sulle quote di genere nelle società italiane quotate e pubbliche e il Governo non ha ancora emanato il Regolamento attuativo della legge 12 luglio 2011, n. 120, necessario alla sua applicazione. Per questo ho scritto una lettera per sollecitare l’Esecutivo a rendere attuativa la norma entro la data della sua effettiva entrata in vigore, il 12 agosto 2012, completando tutte quelle procedure che consentirebbero l’adeguamento del settore pubblico italiano agli standard di altre nazioni europee». E’ quanto dichiara la consigliera regionale del Lazio, Isabella Rauti. «Mi auguro che la politica e le istituzioni – continua Rauti – permettano la piena realizzazione di questo importante provvedimento che va a colmare un difetto di disparità rappresentativa delle donne nei luoghi della decisione economica, garantendo il principio di uguaglianza e favorendo la presenza femminile nelle posizioni di vertice». «Sullo stesso tema – ricorda Rauti – sono io stessa firmataria insieme ad altri Consiglieri regionali del Lazio, di una Proposta di Legge in materia di parità di accesso agli organi delle società regionali, la n. 175 del 2011, e della Mozione n. 427 del 2012 sulla rappresentanza femminile nelle Istituzioni rappresentative nella politica.”

Lettera Regolamento attuativo della Legge 12 luglio 2011, n. 120 – 16 luglio 2012

Ministro dell’Economia e delle Finanze Dott. Vittorio Grilli
Sottosegretario di Stato Dott. Vieri Ceriani
Sottosegretario di Stato Prof. Gianfranco Polillo
Ministro del Lavoro e Politiche sociali con delega alle Pari opportunità Prof.ssa Elsa Fornero
Capo del Dipartimento Pari opportunità Cons. Avv. Patrizia De Rose
Roma, 16 luglio 2012
Egregio Ministro,
Le scrivo per chiedere il Suo intervento in merito all’emanazione del Regolamento attuativo della legge 12 luglio 2011, n. 120, per quanto concerne l’applicazione della legge stessa in seno ai consigli di amministrazione di società a controllo pubblico.
Nonostante le diverse sollecitazioni, tale Regolamento – che, secondo quanto prescritto nella norma citata, avrebbe dovuto essere adottato entro due mesi dall’entrata in vigore della legge Golfo-Mosca – non è stato formulato e non si è a conoscenza dei tempi previsti per la sua pubblicazione.
Considerata l’attenzione espressa da questo Governo, fin dal primo giorno del mandato, alle tematiche dell’occupazione femminile e della parità di genere, confido in un Suo intervento che permetta un’accelerazione del processo di pubblicazione del Regolamento e, conseguentemente, un rapido adeguamento del settore pubblico ai recenti successi dimostrati in merito alla partecipazione femminile ai consigli di amministrazione nelle società quotate. La politica e le istituzioni esprimerebbero, a mio avviso , un segnale negativo se non fossero stati presi tutti i provvedimenti necessari per rendere pienamente attuativa la legge 120/2011 entro la data della sua effettiva entrata in vigore, il 12 agosto 2012.
Sullo stesso tema, sono io stessa firmataria insieme ad altri Consiglieri regionali del Lazio, di una Proposta di Legge in materia di parità di accesso agli organi delle società regionali, la n. 175 del 2011, e della Mozione n. 427 del 2012 sulla rappresentanza femminile nelle Istituzioni rappresentative nella politica.
Nel ringraziare per l’attenzione, invio distinti saluti,
Isabella Rauti
Consigliere regionale
Ufficio di Presidenza
Consiglio regionale del Lazio



ANCORA PER TRIBUNALI

ASSOCIAZIONE ARTICOLO51
Laboratorio di Democrazia Paritaria




Ass. Articolo 51 Laboratorio di Democrazia Paritaria unitamente all'ASS. MIDATT, ha impugnato le Giunte dei Comuni di Meda e Monza, per il non rispetto delle norme in materia di rispetto dell'equilibrio di genere.
Le due Associazioni, forti della sentenza del Consiglio di Stato che sancisce che la parità di genere nelle giunte deve essere “espressione attuativa o sostanziale approssimazione ad essa”, hanno così deciso di impugnare le Giunte dei due Comuni quale esempio della ferma volontà di “non tornare indietro “ delle donne lombarde.
Dopo lettera di diffida ai due Sindaci che non ha sortito effetto, le donne di Articolo 51 e MIDATT hanno, ancora una volta intrapresa la strada dei Tribunali, l'unica al momento praticabile per vedere riconosciuto ed applicato un diritto sancito, ma troppo spesso disatteso.
Ai Sindaci dei Comuni citati ripetiamo che “indietro non si torna” , con l'augurio che possano essere di esempio per l'avvio di una applicazione concreta e non ideologica della democrazia paritaria

La Presidente
Dr.ssa Angela Ronchini

mercoledì 25 luglio 2012

PROPOSTA AL SINDACO PISAPIA

COPPIE DI FATTO/ Masseroli (Pdl): ecco la sfida che lancio al sindaco Pisapia

mercoledì 25 luglio 2012
COPPIE DI FATTO/ Masseroli (Pdl): ecco la sfida che lancio al sindaco Pisapia Lancio una sfida al sindaco: intraprendiamo insieme la strada del registro dei diritti, non quello delle unioni. Chi propone il registro delle unioni sostiene di combattere per i diritti negati a chi non contrae matrimonio. Bene: il Sindaco sa perfettamente che per questo scopo il registro delle unioni non serve! Invece di fare cose che non servono discutiamo di cose vere!

Chi non ha contratto matrimonio chiede di poter decidere a chi destinare la pensione di reversibilità piuttosto che il trattamento di fine rapporto o quote di eredità; chiede che sia tutelato il diritto di abitazione e di successione e il diritto di decidere chi potrà assisterlo in caso di grave malattia.
Compiliamo un registro dei diritti non garantiti ed il sindaco si faccia portavoce per Milano con il Governo affinché questi diritti siano introdotti e tutelati. Da cattolico ritengo  che nulla superi il valore della libertà della persona. Se dunque lo scopo del registro delle unioni civili non è il riconoscimento di diritti che oggettivamente non ottiene, qual è il vero scopo ?
E’ una forma di matrimonio? Per le coppie di fatto eterosessuali ovviamente esiste già. Sta nella libertà della coppia accettare doveri e diritti di tale contratto. Certo, se alla coppia si aggiungono figli, è soprattutto a tutela di questi ultimi che il contratto diviene necessario.
Per le coppie omosessuali si tratterebbe di equiparare l’unione civile alla famiglia comune, aperta ai figli, definita negli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione italiana. Non vorrei sembrare banale ma semplicemente non è vero che sono forme di convivenza uguali. Non ritengo poi si possa parlare di diritto ad avere figli. Comprendo il desiderio di paternità e maternità di ogni uomo ed ogni donna ma un legge, un decreto o un registro non possono mutare la natura.
Che due persone dello stesso sesso generino e due di egual sesso no è un dato di natura, una evidenza. Allora seguiamo la natura anche per far crescere i bambini: non possono liberamente decidere e mi pare che ciò che la natura ha determinato sia il criterio più rispettoso della loro libertà. Certo che, come Dostoevskij fa dire a Ivan Karamazov, “se Dio non esiste, tutto è permesso”

martedì 17 luglio 2012

ANCORA PER TRIBUNALI.....

PARITA’ DI GENERE. MIDATT E ART 51: “LETTERE DI DIFFIDA A 5 COMUNI LOMBARDI PER DISPARITA’ TRA ASSESSORI UOMINI E DONNE”

PRONTI I RICORSI CONTRO SINDACI DI CESANO MADERNO, LESMO, LISSONE, MEDA, MONZA. SECONDO DATI 2011 IN COMUNI D’ITALIA SOLO IL 6% DEGLI ASSESSORI SONO DONNE

Monza, 16 luglio 2012 – L’Associazione Midatt (Movimento Italiano Donne Attive in Politica), insieme all’Associazione Art. 51 – Laboratorio di democrazia paritaria, ha inviato a 5 Sindaci lombardi, recentemente eletti, altrettante lettere di diffida per denunciare la presenza non equilibrata di uomini e donne nella composizione degli assessori della Giunta e chiedere di rispettare il principio di eguaglianza, revocando gli incarichi di alcuni assessori uomini e sostituendoli con altrettante donne. Sono, in particolare, i sindaci di Cesano Maderno, Lesmo, Lissone, Meda e Monza a non aver rispettato la parità di genere sancita dall’art 51 della Costituzione (Tutti i cittadini dell’uno e dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra uomini e donne). 

“L’azione che abbiamo intrapreso nei confronti di questi 5 comuni lombardi – spiega il Midatt  - nasce dalla constatazione che in Italia, purtroppo, la quantità di donne che ricoprono cariche istituzionali e politiche è ancora troppo scarsa. Nel 2011, ad esempio, secondo dati pubblicati dal Sole&24Ore, nei Comuni italiani le donne erano solo il 19% dei consiglieri e il 6% degli assessori. E questo nonostante il fatto che anche il Testo Unico degli Enti locali del 2000 (art. 6, comma 3) disponga che tutti gli Statuti debbano prevedere norme per assicurare condizioni di pari opportunità tra uomini e donne (...) e per promuovere la presenza di entrambi i sessi nelle giunte e negli organi collegiali del Comune (…). Una situazione inaccettabile che vogliamo denunciare e contrastare per evitare che si continui impunemente a violare la legislazione sulla parità uomo-donna”.

“Speriamo che le lettere di diffida - spiegano Midatt e Art. 51 - sortiscano il giusto effetto. Ma siamo pronte a procedere nelle sedi giudiziarie competenti, con eventuale ricorso al Tar. Dalla nostra parte abbiamo un precedente importante. In Lombardia, infatti, l’Art 51– Laboratorio di democrazia paritaria, aveva contestato la giunta regionale per una evidente disparità di genere con 15 assessori uomini e una sola donna. In primo grado il Tar Lombardia aveva respinto il ricorso. Successivamente il Consiglio di Stato con una sentenza del 21/06/2012 aveva annullato la sentenza del Tar e sancito il principio di uguaglianza o sostanziale approssimazione ad essa nella nomina delle donne nella posizione di governo. Il Consiglio di Stato ha richiamato quanto già sancito dalla Corte Costituzionale (con sentenza 81/2012) affermando che il riequilibrio di genere è principio cogente ma non derogabile nemmeno per ragioni politiche”.

"La nostra lotta alla discriminazione di genere nelle cariche istituzionali – conclude il Midatt - parte con 5 lettere di diffida, ma proseguirà e si allargherà. Intendiamo difendere con fermezza e convinzione i principi della Costituzione, non solo in Lombardia, dove naturalmente prenderemo in considerazione i comuni dove si sono appena svolte le elezioni. Ma anche nelle altre regioni d’Italia. E in altri campi della società civile. Visto che su questo fronte siamo indietro. Basti infatti pensare che secondo il ‘Global Gender Gap Report 2011′ del World Economic Forum sul divario di opportunità tra uomini e donne nel mondo, il nostro Paese è al 74esimo posto (su 135 Paesi)”.

ATTUALE COMPOSIZIONE DEGLI ASSESSORI DELLE GIUNTE DEI COMUNI DIFFIDATI
Cesano Maderno:  2 donne su  6 assessori
Lissone:                 2 donne su 7 assessori
Lesmo:                   1 donna su 4 assessori
Meda:                     1 donna su 5 assessori
Monza:                    3 donne su 9 assessori