lunedì 28 novembre 2011

IUS SOLI O IUS SANGUINIS?

Dico: ma se già non si integrano quando nel nostro paese ci vivono venti anni o più, volete che le facciano con un permesso di soggiorno scontato, quasi gratuito, attribuito per diritto, perché il figlio è nato in Italia? Credo proprio di no. Di più! Ritengo che se c’è un modo sballato per favorire l’integrazione degli stranieri nel nostro paese, è proprio quello di regalare la cittadinanza e conseguentemente il diritto di soggiorno. In questo modo infatti non si favorisce affatto l’integrazione, ma la si svaluta, perché non si chiede all’immigrato alcuno sforzo per integrarsi e ottenere il diritto alla cittadinanza, non gli si chiede di diventare parte di un sentimento nazionale unico, ma gli si chiede semplicemente di esistere, di trovarsi nel territorio italiano e di farci un figlio. Stop! È un po’ come se a un certo punto lo Stato decidesse di assumere tutti i disoccupati per il sol fatto che sono disoccupati. Sarebbe il tracollo della spesa pubblica e gli stipendi diventerebbero ridicolarmente bassi, ma talmente bassi da essere inconsistenti. E poi, diciamocela tutta, chi studierebbe più per un concorso? Chi mai acquisirebbe professionalità? Nessuno perché tanto lo Stato ti assume lo stesso.
Ma veniamo al dunque. Nell’Emilia Romagna, la rossa Emilia Romagna, è accaduto un fattaccio che non è neanche tanto insolito, seppure tremendamente drammatico. Un marocchino ha ucciso la propria moglie perché aveva smesso di portare il velo e perché dava una mano nella parrocchia del paese. È anche probabile – come riferiscono i giornali – che la donna si stesse avvicinando alla fede cristiana (ma non è stato acclarato). Ebbene questa voglia di integrarsi della donna, ha scatenato le ire del marito che l’ha uccisa a martellate, complice pure la volontà di lei di separarsi e di iniziare una nuova vita all’italiana.
Qualcuno ora potrebbe dire: beh, come ne capitano sempre. Anche gli italiani spesso si lasciano andare a questi atti di estrema violenza, soprattutto quando c’è di mezzo una separazione. È vero. Non si può negare questo. Ma è altrettanto vero che è difficile accettare l’idea che si arrivi a un siffatto gesto per il sol fatto che una donna straniera stesse cercando di fare quello che il marito in quasi venti anni di residenza italiana non aveva mai fatto: integrarsi, diventare parte di una società che nel bene e nel male lo ha accolto e gli ha dato un lavoro e una esistenza dignitosa, e senza guardare alla sua fede, cosa che nei paesi arabi invece fanno eccome. Un cristiano in quei paesi, compreso il Marocco (paese di origine della coppia), è un cittadino di serie B, maltollerato e spesso persino cacciato se non ucciso per la croce.
Ma non certo in Italia. Gli stranieri, indipendentemente dalla nazionalità e dalla fede, da noi sono rispettati e hanno tutte le opportunità di cui gode il cittadino italiano, sempre che sappiano coglierle nel rispetto della nostra cultura e delle nostre leggi. Eppure, c’è chi – come la sinistra – per gli stranieri vorrebbe corsie preferenziali e un credito illimitato (cittadinanza e diritto di voto), ottenuto senza fatica e senza un prezzo. In altre parole senza l’adempimento (o quasi) dei doveri economici, sociali e culturali richiesti per diventare italiani.
La verità è che – contrariamente a quanto propongono la sinistra e Napolitano – certi fenomeni di violenza legati a un’evidente difficoltà di integrazione e accettazione delle regole democratiche (difficoltà pure fondata su una indubbia diversità culturale), dovrebbero indurre la politica tutta a considerare ancor più preziosa la cittadinanza italiana, rendendola più difficile da ottenere. L’immigrato che intende acquistarla deve dare prova reale e concreta di essere diventato italiano prima nel cuore e nell’anima, e poi solo dopo, egli potrà coronare la sua ambizione di essere cittadino, con tutti i diritti politici che ne conseguono. Diversamente è come se stessimo regalando il nostro paese (la nostra cultura e i nostri valori) allo straniero. La cittadinanza per diritto di nascita, il permesso di soggiorno a prezzo di discount, non solo sono dannosi per l’integrazione, ma riflettono pure il grado di considerazione che abbiamo noi stessi della nostra identità nazionale. Cioè zero.

DA IL JESTER

giovedì 3 novembre 2011

REGIONE LOMBARDIA: UN ALTRO UN CASO DI DISCRIMINAZIONE DI GENERE?

ASSOCIAZIONE ARTICOLO51
Laboratorio di Democrazia Paritaria
Iscritta Albo Regionale Lombardia Num. 424


COMUNICATO STAMPA
REGIONE LOMBARDIA: UN ALTRO CASO DI DISCRIMINAZIONE DI GENERE?


Ass. Articolo 51 Laboratorio di Democrazia Paritaria firmataria dell'Appello promosso in Consiglio di Stato contro il 15 a 1 espresso dalla Giunta Lombarda non rispettoso dell'equilibrio di genere, è costretta a prendere posizione ancora una volta contro comportamenti che ledono e discriminano le donne anche da parte dei consiglieri regionali.

Siamo costrette a sottolineare che , anche fra alcuni consiglieri dei partiti di maggioranza serpeggia una sottile vena di maschilismo.
Il Consigliere regionale Fabrizio Cecchetti, Lega Nord, ha pubblicato, all’interno del proprio sito internet un opuscolo che con precisione illustra il lavoro svolto dall'Aprile 2010 ad oggi ,dagli assessori espressione della Lega Nord in Giunta Regionale: di tutti , tranne che dell'assessore Monica Rizzi, l'unica donna presente in Giunta, fra l'altro collega di partito del Consigliere.
Siamo propense a pensare che sia stato un errore di impaginazione, che non ci fosse una volontà discriminatoria nei confronti dell'Assessore Rizzi, né che il Consigliere abbia pensato che esistano Assessorati di serie A e di serie B, certo non ci è piaciuto non vedere riconosciuto il lavoro dell'unica rappresentante donna, quasi l'essere donna non la ritenesse degna di considerazione per il lavoro fin qui svolto
Vogliamo credere ad un disguido tecnico a cui presto si porrà rimedio.
Il Consigliere Cecchetti dovrebbe,inoltre, sapere che, qualora il giorno 8 Novembre la Camera di Consiglio, per il nostro appello, decidesse in favore di una “sospensiva” , l'unico assessore non sospeso risulterebbe essere la collega di partito Monica Rizzi.

La Presidente
Dott.ssa Angela Ronchini







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