http://youtu.be/bYhOpdqMwBw
Intervento della Consigliera Isabella Rauti al Convegno di Venerdì 11 Maggio Palazzo Isimbardi
L'ALTRA META' DEL CIELO+1...Quanta strada ha fatto "Bartali" da Pechino 1995...Quanta strada ancora da fare. La Democrazia Dimezzata"
domenica 20 maggio 2012
LE DONNE PUNTANO SU PASSIONE E MERITO
Passione e merito per la selezione della classe politica

Basta con chi utilizza la politica e i partiti solo per i propri scopi personali.
Di passione e merito ho sentito di dover parlare oggi, a Milano, nel corso di un incontro promosso dall’Associazione “Articolo 51″ dal titolo “L’Altra Metà Del Cielo +1. La Democrazia Dimezzata”.
Un laboratorio di democrazia paritaria, questo, nel quale ci si confronta per studiare nuove strade che portino alla piena realizzazione delle donne e del loro protagonismo: nella politica, nelle istituzioni, nel mondo del lavoro.
E’ un periodo di crisi quello che stiamo vivendo, di disaffezione verso la politica e verso chi la politica la fa. Un momento in cui probabilmente nessuno avrebbe scommesso che tra tasse, balzelli, spred e rigore, avrebbe trovato spazio in parlamento la discussione – e la successiva approvazione alla Camera – della legge che introduce la “Doppia preferenza di genere” alle amministrative.
Invece un segnale forte è arrivato, proprio da chi la politica la fa con passione; così che, una volta approvata anche al Senato, le donne e gli uomini potranno avere la stessa opportunità di sedere tra gli scranni del Consiglio comunale della propria città, provincia o regione, e contribuire ad amministrarla. Passione e merito, dunque: le donne ne sono testimoni quotidiane, abituate come sono a doversi affermare, a parità di competenze, sui colleghi uomini. Allora perchè non far partire il cambiamento proprio da loro? Un’altra conferma è arrivata oggi da Milano: noi siamo pronte!

martedì 15 maggio 2012
E SE SI FACESSE IL PARTITO DELLE DONNE?
Novità in politica: e se nascesse il Partito delle donne?



A lanciare la possibilità, accolta con entusiasmo, Tiziana Maiolo, oggi libera dai lacci del centrodestra, durante il convegno “La democrazia a metà” che si è tenuto venerdì a Palazzo Isimbardi, sede della Provincia di Milano.
Al simposio, organizzato dall’Associazione Articolo 51 erano presenti anche Mara Carfagna, ex ministro per le Pari Opportunità, eurodeputate, donne delle istituzioni e impegnate nel sociale. La domanda al centro della tavola rotonda era semplice: quali iniziative intraprendere per riportare il nostro Paese in un ambito accettabile di rappresentatività femminile nella politica?
La risposta, un po’ provocatoria, di Tiziana Maiolo è stata altrettanto immediata: costituire un “Partito delle donne” da presentare agli elettori, e cercare, attraverso questa via, di ricostituire quello che la natura ha predisposto per il suo corretto evolversi. Ovvero che uomini e donne concorrano, in eguale misura, alla crescita della società civile.
“La proposta mi pare stimolante” ha commentato Patrizia Siliprandi, relatrice al convegno, rappresentante italiano ai lavori di Pechino 1995, nei quali l’Onu stabilì la pari rappresentatività dei generi. Dopo quella Conferenza, l’Unione europea sancì “una nuova partnership fra donne e uomini che implicò una ripartizione su base paritaria del lavoro retribuito e non retribuito, nonché una partecipazione a pari livello delle donne e degli uomini alla vita civile, politica, economica, sociale e culturale dell’Unione”.
Ebbene, in Italia l’enunciazione è rimasta carta straccia. Nonostante le belle intenzioni e le dichiarazioni di facciata dei partiti italiani, i punti della Conferenza di Pechino sono andati disattesi. Trattate come le belle statuine – per usare un eufemismo -, le donne hanno deciso di dire basta e ritragliarsi il ruolo che compete loro, paritario con gli uomini.
“Nel Parlamento italiano abbiamo una donna ogni sei uomini – continua Siliprandi – e non ci è concesso votare se non per rappresentanti in gran parte maschili. Nel nostro Paese viviamo una situazione anomala che non si registra nemmeno in nazioni che riteniamo inferiori per benessere, ma che hanno molto da insegnarci in termini di civiltà”.
Ben venga dunque la proposta della Maiolo “anche se credo che più che un partito serva un vasto movimento di donne impegnate per cambiare questa politica stantia, un movimento trasversale rappresentativo di idee diverse e che potranno eventualmente completarsi – continua Siliprandi -, un movimento che sia di stimolo ai partiti, quelli esistenti e quelli che verranno, per affrontare in maniera costruttiva il problema della presenza femminile in politica, problema che oggi ci pone agli ultimi posti della classifica mondiale, ma che spetta a noi donne risolvere con proposte concrete e, soprattutto con una rinnovata solidarietà di genere”.
Qualcuno lo ha chiamato neofemminismo. Paragone un po’ azzardato visto che il nuovo movimento femminile che sta crescendo in Italia poco ha da spartire con le esperienze radicali degli anni Sessanta e Settanta. I tempi sono cambiati e le questioni sul tavolo, di vitale importanza per il Paese, richiedono raziocinio e una visione nuova, non retaggi di socialismo che fu, fumosa sinistra o vetero-destra. In un quadro politico come quello italiano, vecchio e invecchiato, le donne, ma soprattutto il loro modo di pensare, possono rappresentare una novità significativa. Anche se gli scogli da superare sono davvero tanti. Senza andare molti distanti, ne è un esempio la Regione Lombardia, con Formigoni obbligato ad allargare la sua giunta alle donne solo grazie alle vie legali. Altro esempio Treviglio, seconda città della Bergamasca, dove il sindaco e la sua giunta Pdl-Lega sono passati sopra alla bell’e meglio a uno statuto comunale che faceva della cittadina della Bassa il fiore all’occhiello italiano in fatto di pari opportunità.
E potremmo andare avanti per ore, citando casi emblematici dell’arretratezza politico-sociale che rende il nostro Paese distante anni luce dalle democrazie del Nord Europa. Preferiamo invece guardare alle novità portate dai movimenti al femminile. In primo luogo a quel modo di pensare – tutto concretezza e poca fuffa – che è mancato ai partiti italiani e ai loro leader negli ultimi trent’anni. Quello femminile è, prima di tutto, un modo diverso di concepire l’etica. E non è un caso che, mentre buona parte dell’attuale classe politica annega nella corruzione, non ci sia una sola donna indagata dalla magistratura per reati connessi all’uso illecito della cosa pubblica. Tutto si può dire, anche della maggioranza delle donne attualmente impegnate in politica, ma non che abbiano le mani sporche di denaro dei cittadini. In un Paese dove la piaga della corruzione costa xxx miliardi euro l’anno, far crescere una classe dirigente nuova, integra di fronte alla cosa pubblica, sarebbe già un gran passo in avanti.
Da Bergamosera.it
sabato 12 maggio 2012
IL PRIMO PASSO VERSO UN NUOVO FEMMINISMO
Molto piu' di una conferenza nazionale, il primo passo del neo-femminismo.
Milano (11 maggio 2012) -
"Molto interesse e tante idee per il convegno 'L'altra metà del cielo +
1' organizzato, questo pomeriggio, dall'Associazione Articolo 51, la
stessa che ha presentato ricorso - vincendolo -contro la Giunta di
Regione Lombardia di Roberto Formigoni per avere una più alta
rappresentanza delle donne tra gli assessori. Una giornata dibattito per
riflettere su temi importanti: il ruolo della donna in politica,
l'evoluzione dopo la Conferenza di Pechino, la strada compiuta e quella
ancora da compiere. Ideali, obiettivi, vissuti personali raccontati e
argomentati da personalità femminili quali Patrizia Siliprandi,
Francesca Zaiczyk, Tiziana Maiolo, Marilena Adamo, Mara Carfagna,
Isabella Rauti,Carolina Pellegrini, Sarah Valmaggi, Donatella Martini,
Patrizia Madotto, Cristina Stancari, Licia Ronzulli,Lara Comi, Rossana
Caggiano, Clara Modena Rinaldo e tante altre.
"La nostra Associazione
si sta impegnando per far sì che le donne abbiano una giusta
rappresentanza" - così Angela Ronchini, Presidente di Articolo 51,
racconta l'iter che ha portato ad un primo e poi ad un secondo ricorso
contro la giunta regionale presieduta da Roberto Formigoni. "Oggi il
tempo della conquista è finito, ora è tempo di occupazione, anche con la
forza, di quanto ci spetta di diritto"
"C'è ancora tanta strada
da fare se, per ottenere dei riconoscimenti, occorre rivolgersi alle
autorità giudiziarie", queste le parole di Cristina Stancari, Assessore
Provinciale. "E' stato fatto tanto, in questi anni, anche per la tutela
della donne, per esempio con la legge contro lo stalking, ma dobbiamo
impegnarci perchè le donne possano essere madri e lavoratrici e anche,
se lo desiderano, impegnarsi in politica, senza dover rinunciare nè alla
famiglia nè alla maternità".
Presente solo per un
saluto anche Guido Podestà, Presidente della Provincia: "Sono sempre
stato contrario alle quote rosa. Devo dire che, ultimamente, mi sono
convertito perchè non riusciamo ad avere una rappresentanza adeguata e
allora è giusto che ci siano delle regole. Se guardiamo all'estero
questa partecipazione è molto più alta.. Dobbiamo importare qualcosa da
altre nazioni così da favorire l'occupazione femminile e la presenza
delle donne in politica. Oggi se vogliamo raggiungere un risultato
profondamente diverso credo che si debba imporre la parità di genere".
Patrizia Siliprandi,
delegata a Pechino nel 1995 interviene: "Non avrei mai pensato dopo
quasi vent'anni di parlare ancora di Pechino, siamo ancora al tempo
della conquista, siamo ancora al 1995. Le donne sono complementari agli
uomini nella vita e devono esserlo anche in politica. Sono emozionata
nel ripercorrere un'esperienza straordinaria e spero di poter fornire
degli spunti utili. Le donne hanno spesso una marcia in più, anche
questo era emerso a Pechino.Tanti furono i temi affrontati, io mi sono
occupata, visto che faccio la farmacista, di salute e sanità affinchè i
farmaci venissero testati anche sulle donne. Sono convinta che azioni
come quelle di Articolo 51 siano necessarie perchè da Pechino non è
cambiato nulla. Manca anche tra noi la solidarietà e bisogna che si
faccia fronte comune. Mi auguro che possiamo fare qualcosa perchè le
nostre figlie non vivano più le attuali discriminazioni".
"Nel parlamento europeo -
commenta Lara Comi -, come ho avuto modo di constatare, c'è una
percentuale più alta di donne, il 35%. Voglio concentrare il mio
intervento su un tema: 'donne e corruzione', una ricerca ha evidenziato
che la percentuale delle donne che vengono citate in casi di corruzione
sia in politica che in ambito aziendale è più bassa. Le donne si
dimostrano non solo più 'rette' ma anche più testarde nel raggiungere
gli obiettivi. Oggi dobbiamo andare avanti ad impegnarci a tutti i
livelli".
"Sono felice di essere
qui oggi - afferma Tiziana Maiolo-, e di partecipare a questa battaglia.
Anch'io ho avuto esperienza in organismi internazionali (Cedaw, Onu) e
ho rappresentato l'Italia e le donne italiane fino al 2008. Gli stati
esteri ci hanno sempre contestato tre punti: lavoro, stereotipi,
politica. Su questi temi siamo sempre fermi: non c'è ancora parità
salariale tra uomo e donna, non ci sono misure per aiutare le donne a
gestire la famiglia e i figli anche perchè i ruoli all'interno della
famiglia non cambiano basti pensare ai congedi famigliari di cui gli
uomini italiani usufriscono pochissimo. Gli stereotipi forse pian piano
li stiamo abbandonando ma ancora si sono soprattutto nella carriera e
nella politica. Oggi alle donne viene chiesto di essere brave ma non
solo anche belle ma questo non è giusto, perchè? Poi dovremmo contenere
le emozioni, controllarci.... E' finita l'era del muro del pianto,
finita anche l'ambiguità del 'donna è bello', finita anche l'epoca del
presunto pacifismo (non è detto che perchè diamo la vita siamo delle
pacifiste), oggi abbiamo due problemi da affrontare: il primo è legato
al rapporto tra donne cioè "donne che odiano le donne"e l'altro è
l'ambizione e la carriera. Ricorrere alle forzature democratiche, è
necessario a volte, anche se non ci piace. Occorre abolire il Ministero
delle Pari Opportunità e fare un vero Ministero delle Donne, accorre
riformare l'articolo 35 della costituzione perchè la donna è sempre
oltre che lavoratrice anche mamma, moglie, figlia. Forse dovremmo
iniziare a pensare ad un partito delle donne".
"Non credo sia giusto
abolire il Ministero alle Pari Opportunità - dichiara Mara Carfagna -,
perchè non riguarda solo le donne ma tutela di diritti umani e la lotta
contro le discriminazioni contro non solo le donne ma anche altre
realtà. Nei tre anni del Governo Berlusconi ci siamo impegnati
moltissimo, Abbiamo promosso leggi come quella sullo stalking o il piano
nazionale contro la violenza di genere o il piano per il lavoro.
Abbiamo cercato di dare alle donne fiducia e coraggio. Credo che occorra
cambiare le modalità di selezione della classe dirigente perchè si
eliminino le distorsioni e si arrivi ad avere più qualità.. Oggi ci
troviamo di fronte ad un meccanismo che ha mostrato tutta la sua
debolezza, oggi dovremmo poter scegliere in base a due criteri: il
merito e la passione politica. Ci servono persone che ci credono, che
vogliono ascoltare la gente, che abbiano voglia di girare tra i Comuni.
Oggi viviamo una disaffezione preoccupante perchè si sono allungate le
distanze con la politica che oggi viene percepita come inutile. Le donne
possono davvero epserimere unb valore aggiunto in termini di maralità,
di trasperanza, di onestà, l'abbiamo dimostrato tante volte, Ecco perchè
è importante spalancare le porte dei partiti alle donne".
"Cosa è stato fatto da
Pechino ad oggi? - si interroga Isabella Rauti -. Le donne hanno fatto
molto, hanno chiesto alla democrazia di rispettare se stessa. ma ancora
il risultato è deludente. La presenza delle donne in politica si attesta
più o meno sul 18 - 20%. In Italia abbiamo una democrazia matura ma
asimmetrica, zoppicante, elitaria. Siamo lontani da quel 30% che è lo
standard europeo. Dobbiamo arrivare ad una saldatura tra i movimenti, le
associazioni e le Istituzioni. Oggi che alla Camera è passata la doppia
preferenza, abbiamo un'occasione e dobbiamo sfruttarla ora.Servono
diverse riforme così da creare un nuovo sistema strutturale dei
partiti".
"Oggi la politica si deve
aprire alla società civile - chiude così gli interventi Licia Ronzulli
-. Il concetto della militanza spesso esclude persone in gamba che
potrebbero fare bene ai partiti e dare contributi importanti. Sono mamma
e sì, ho portato mia figlia in parlamento. Avevo un gran senso del
dovere nei confronti del mio ruolo e anche per timore perchè ancora
oggi, è vero, si ha paura delle discriminazioni e si è prevenute. Il
concedo di maternità non è previsto in Parlamento, allattavo e allora ho
deciso di portarla con me, non volevo prestarmi alle critiche e nemmeno
rinunciare alla bimba. Dobbiamo ancora darci tanto da fare perchè le
donne possano avere davvero pari opportunità."
Iscriviti a:
Post (Atom)