“Lo Stato assicura la
protezione dei diritti della donna, sotto il principio della
complementarità (non uguaglianza) con l’uomo in seno alla famiglia, e in
qualità di associata all’uomo nello sviluppo della Patria”. Ecco come
l’estremismo che governa oggi la Tunisia tratta le donne e le rende
libere. Il Codice dello Statuto Personale delle donne in Tunisia, datato
1956, strumento che eliminava la poligamia, il ripudio e riconosceva
l’uguaglianza totale fra uomo e donna, oggi è carta straccia, o
quantomeno rischia di diventarlo presto. La donna, da eguale, diventa
complementare all’uomo. Il che significa, in soldoni, inferiore. Ma il
buonismo occidentale avrebbe accettato anche questo, l’ennesima presa in
giro del radicalismo. Prima il velo, poi il burqa e magari alla fine la
lapidazione. Perché la cultura è cultura, ci dicono. Quindi anche la
“complementarietà” lo è. Dal paradiso all’inferno le donne tunisine, in
un balzo che l’Occidente, così preso dallo spread e dalla crisi
economica, nemmeno si rende conto di aver agevolato. La riforma della
Costituzione a Tunisi non è ancora stata approvata e necessiterà la
maggioranza dell’assemblea plenaria. Un procedimento che di certo non
sarà semplice, ma se è vero come è vero, che l’estremismo praticherà
un’intimidazione totale e feroce per arrivare al si, la probabilità che
essa venga approvata è piuttosto alta. In Tunisia si è verificato uno
strano rovesciamento di fronti: chi ieri era bandito perché sovversivo e
voleva instaurare il califfato islamico sulla Tunisia, oggi detta le
regole dell’agenda nazionale e dei diritti. Le donne, che ieri erano
parte integrante della società tunisina, oggi sono bandite e ridotte al
rango di “complementi” dell’uomo. L’ipocrisia del doppio linguaggio del
radicalismo, che con una mano accarezza i sentimenti facili
dell’Occidente e dall’altra colpisce con forza e abbatte i diritti delle
donne e dei moderati. Oggi un grosso esame di coscienza dovrebbe
farselo, anch’ella donna, colei che sponsorizzava le primavere arabe e
ne poneva al primo posto il cambio di regime, non sapendo (o forse si)
cosa sarebbe accaduto e quali le conseguenze di un governo radicalista.
Oggi dalla Tunisia si sparge un male che ha la sua radice più in là, in
una penisola dove la donna è devastata e ricalca a pieno ritmo la
scomparsa delle donne afgane, ormai sempre più interrate in un letto di
violenza e di stupro etico e umano. Ridotte in schiavitù totale. Le
donne tunisine sono insorte, stanno gridando ma la loro voce è flebile,
perché le donne occidentali, prese dal loro ego cieco e superbo, nemmeno
le vedono. Da sole forse non ce la faranno ma stanno lottando, a mani
nude contro il salafismo che scorre nelle vie del Paese e che le
colpisce a morte non appena tentano di alzare la testa. È la
wahabizzazione della Tunisia e del mondo arabo, è il giorno X dei
diritti. Qualcuno ci pensi bene prima di spalancare le porte
all’integralismo mascherato da tutore della cultura arabo-islamica,
perché se allora dissero no all’eguaglianza tra uomo e donna, oggi sono
pronti ad istituzionalizzarla. E nessuno ne sarà immune.
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