mercoledì 6 agosto 2014

LETTERE VECCHI STEREOTIPI DI GENERE E RISPOSTE TERZO MILLENNIO

Egregio Direttore,
Ho letto tra lo stupito e il disappunto , le lettere dell’Avv. Bernardini De Pace al “caro marito”  e la risposta del Dott. Feltri con un “cara moglie”.
Entrambe hanno elementi reali , entrambe raccontano falsità, entrambe discriminanti per il genere femminile e maschile, entrambe un panegirico al più banale e offensivo degli stereotipi: moglie sofferente ed amorosa con marito traditore, marito traditore in cerca di giovinezza, che considera la moglie una zecca succhia soldi priva di dignità.
Mi auguro siano due brevi racconti estivi, di quelli da leggere sotto l’ombrellone tra la crema abbronzante e un richiamo ai bambini, altrimenti devo supporre che sia l’Avvocata che l’esimio giornalista, abbiano subito un colpo di sole in questa estate che estate non è.
Carissima Avvocata, Carissimo Dottore, la realtà non è quella descritta , la realtà è si quella degli uomini che raggiunti i 50, magari con un nipotein arrivo,cercano carne fresca per ritrovare una giovinezza che è fuggita da tempo, gli uomini sono terrorizzati dal tempo che passa, è sì quella di qualche ragazza giovane o meno giovane che insegue il portafoglio, ma non certamente quella di donne che sopportano quali novelle martiri tradimenti per proprio comodo o per accedere ad un conto corrente del marito fredifrago.
Dott. Feltri smettiamola con le donne mogli mantenute e capaci solo di sfruttare: non ne esistono più in natura.
Si guardi intorno Dott. Feltri: le donne lavorano, hanno carriere, conti separati e matrimoni in separazioni dei beni, mentre quelle che, come lei fa intendere, vivono nel agio  coi soldi del coniuge, hanno contribuito a quei soldi , da dietro le quinte,sacrificandosi, come accaduto alla sottoscritta, in cantieri di centrali elettriche nei posti più sperduti al mondo,a partire dal lontano 1978, curando l’immagine,le relazioni sociali, stando alzate la notte su un disegno a fare “as built” con la lametta gillette, il rapidograph  e pancione di sette mesi, perché l’ingegnere, giovanissimo capo cantiere, in un’epoca dove sotto i 40 non comandavi  che l’ interruttore della luce,potesse spedire in tempo i disegni, che da un 24enne  si aspettavano molto e tendevano a sperare facesse brutte figure.
Quegli armadi pieni di vestiti e scarpe, carte di credito illimitate queste donne se le sono guadagnate, perché anche quello di “cura e assistenza familiare” come si dice oggi, è un lavoro pesante, stressante, H 24 per 370 giorni l’anno su 365!
Persino lo sgangherato diritto civile italiano riconosce alle donne che non lavorano , ma che si sono occupate della famiglia un valore: è l’equa suddivisione dei compiti che in un matrimonio va riconosciuta a chi, donna, porta avanti una piccola impresa a conduzione familiare.
Quindi se quel uomo è ricco, di successo, coi soldi, carriera esplosiva, il merito è anche di chi, moglie, si è occupata di tutto il resto, lasciando a lui solo IL LAVORO, senza altri problemi, nemmeno quello di comprarsi un paio di mutande.
Le racconto due piccoli accadimenti.
Nel 1991, a Riyadh, con molta gioia, scoprii di attendere un quarto figlio. Il giovanissimo ingegnere era nel frattempo diventato il primo Amm. Delegato per il Medio Oriente, sotto i 40 anni, 37 per la precisione, di una grande multinazionale,anche grazie a quella moglie che aveva riempito l’armadio di vestiti.
Purtroppo, causa  guerra del Golfo e susseguente pioggia nera, subii una interruzione spontanea della gravidanza. Con noi a Riyadh erano mio figlio undicenne e la piccola di 4 anni attaccatissima a me. La grande studiava a Roma.
Ricoverata d’urgenza, lo pregai di occuparsi della piccola, nonostante avessi predisposto tutto con il personale, prima del ricovero.
Dal mio letto telefonai, alle  sei del mattino, per chiedere se tutto andava bene: mi rispose la cameriera che l’Ingegnere era andato ad Abha .
In un Paese dove le donne non possono firmare le proprie dimissioni, feci firmare l’autista e tornai a casa.
La sera alle mie rimostranze, mi sentii rispondere: “MA IL MEETING ERA FISSATO DA TEMPO!”, risposi con un laconico: “Ok, la prossima volta che mi capita di abortire, ti faccio un memo, così mi dici quando sei libero.”
A questo posso aggiungere molti altri episodi, ma a significarli tutti è la frase che sentii  pronunciare a mio padre , una delle rarissime volte che facemmo il viaggio di rientro insieme.
Arrivati a casa dei miei sentii ordinare”Fate riposare S…..è stanco lavora ed ha viaggiato di notte”.
Considerato che S….si era limitato ad arrivare a casa alle 20, mangiare ,farsi la doccia , cambiarsi e sedersi in macchina, mentre io avevo fatto i bagagli, preparato i figli, organizzato i cani e i gatti da lasciare con la colf, telefonato in Italia, controllato i libri,i compiti e una volta, seduta in aereo, sveglia tutto il volo, per quel perverso senso di responsabilità che a noi madri fa vedere esplosioni in volo ad ogni scricchiolio,mentre lui dormiva un sonno profondo, ebbene sì doveva riposare.
Non vogliamo lasciare, caro Dott. Feltri, a queste donne nemmeno il diritto ad un armadio di vestiti e alle carte di credito?
Invece , cara Avvocata, anche Lei, eppure dovrebbe saperlo, vede una realtà anni 50: le donne oggi , non barattano la propria dignità in nome di un amore, che, sebbene fedele nei secoli, le umilia e le ignora.
Io ho rinunciato, nonostante le molteplici sollecitazioni contrarie, alla casa di 500 mq  in Olgiata,quartiere super chic ed esclusivo di Roma, carte di credito oro, due persone di servizio ed annessi vari.
Non mi sono umiliata, e come me quasi tutte, in indagini e ricerche, non ho sopportato odori o coiti improvvisi e freddi, ho sospettato al primo mazzo di fiori diverso, in una splendida routine di 30 anni.
Ho cercato di capire, ho scoperto il tradimento con la cameriera etiope : ho cacciato lei sotto gli occhi di lui, ho litigato, discusso, resistito per due anni, poi appunto,la mia dignità ha detto basta…e mi sono ritrovata senza nulla, fuori dalla villa e senza l’armadio dei vestiti.
Molte come me, hanno rinunciato a tutto fuorché alla loro dignità, molte come me, cara Avvocata, ancora combattono per il loro diritto alla stessa vita, molte come me , non si sono rifatte una vita, perché dentro una moglie trentennale non c’è una zoccola viva, anche per il semplice fatto che la cultura italiana machista , indipendentemente, dal corpo palestrato , vede la donna di 50 merce scadente ed avariata.
Diciamo piuttosto la verità, i mariti cercano la giovinezza perduta, le mogli attendono la soddisfazione: un infarto prima o poi capita a tutti ed allora serve la carne vecchia per l’assistenza….ed il No sarà gigantesco.
Per cui donne, uomini, mogli, mariti,cara Avvocata, caro Dottore i tempi son cambiati e di molto…..quindi basta stereotipi, guardiamo la realtà e svegliamoci: siamo nel terzo millennio .

Dott.ssa Angela Ronchini
Presidente Ass. Articolo 51 Laboratorio di Democrazia Paritaria



1 commento:

  1. E' bello sapere che IL Giornale invita a scrivere lettere , poi pubblica solo quelle dei soliti vip tipo Bernardini De Pace, Feltri ecc... collaboratori fissi e sicuramente pagati i quali scrivono ciò che il Direttore e la linea editoriale vogliono scrivano: ossia discriminando le donne e offendendo entrambi i generi con stereotipi superati ed obsoleti. Inoltre invita a scrivere a un preciso indirizzo mail , allora tu scrivi per rispondere alle idiozie stereotipate dell'Avvocata e dell'esimio giornalista......e lui, il Dott. Sallusti, si guarda bene dal pubblicare la tua replica!....That's Italy! That's IL Giornale.......

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