Persecuzione, appostamenti, caccia alla
donna, sevizie, minacce, violenze psicofisiche, morte. Ecco cosa vive
una donna vittima di quello che erroneamente ma troppo comunemente viene
chiamato ‘stalking’. Quando in realtà un’aggettivazione esterofila poco
serve a definire un fenomeno che vede in opera tutta una serie di
comportamenti che tendono a costruire una vera e propria gabbia
persecutoria nei confronti di una donna. Da Codice Penale, gli atti
persecutori tendono a “generare angoscia ed ansia a tal punto da ledere
il normale svolgimento di ogni attività quotidiana”. È il tentativo, in
molti casi subdolo, in altri più diretto, di esercitare un controllo
sempre più oppressivo e totalizzante nei confronti della vittima
prescelta. Che molto spesso ci rimette la vita. Sono tante le storie,
drammaticamente devastanti, che riguardano le donne italiane e straniere
che sprofondano in questo incubo, ma è ancora più allarmante ciò che
dicono i dati. Duemilasessantuno le donne morte dal 2000 al 2011, sette
su 10 in ambito familiare, 607 mogli, 207 ex, e la metà morte novanta
giorni dopo aver troncato una relazione, solo il 9,8% è attribuito ad un
raptus. L’indagine “Il femminicidio in Italia nell’ultimo decennio.
Dimensioni, caratteristiche e profili di rischio” redatto dall’Eures in
collaborazione con l’Ansa, rileva che nel 2011 sono stati il 30,9% degli
omicidi totali: la percentuale più alta dell’ultimo decennio. Da tre
anni, a leggere le tabelle, si riscontra una recrudescenza del fenomeno.
Ed è solo la punta dell’iceberg. La
dinamica dei fatti è terrificante. Quando una donna ha a che fare, suo
malgrado, con un ex compagno o marito che fa del possesso morboso la sua
ragione di vita, la strada è pressochè obbligata. Nonostante alcune
‘pseudo-guide’ o ‘vademecum’ vogliano o tentino di dare dei consigli,
non c’è modo di sfuggire alle ‘attenzioni’ di un uomo che vuole
distruggere la tua vita. Che vuole prendersi la tua vita, con le buone o
con le cattive. Pensi di averlo seminato dopo averlo denunciato e
invece lo hai dietro la porta, pensi di averlo perso dietro di te quando
cambi città ma il giorno dopo è davanti ai vetri della tua finestra,
pensi che i tuoi guai siano finiti quando i Carabinieri lo ammoniscono
ma non sai ancora che la sua vendetta per essere stato scoperto sarà
devastante. Non c’è notte e non c’è giorno in cui i suoi occhi e le sue
parole non ossessionino la tua vita. E magari anche quella dei tuoi
figli, che ancora non hanno capito quanto presto dovranno trovarsi
faccia a faccia con il dolore e forse con la perdita.
Ad oggi lo stalking, o meglio il reato
di ‘atti persecutori’, è un fenomeno che cresce esponenzialmente, grazie
anche all’avvento dei social network, che hanno di fatto esposto la
persona ad una pubblicità che in altri tempi ben si sarebbe evitata. Ed
ecco che agli sms si aggiungono le mail, i messaggi privati, le minacce
online che ben presto diventano la punta di un coltello o il calcio di
una pistola. Cambiare abitudini, cambiare orari, cambiare casa,
guardarsi alle spalle non serve, perchè lui, lì dietro, c’è sempre e non
stacca mai gli occhi dalla nostra quotidianità, per individuare la
falla, il buco entro il quale inserirsi magari solo per parlare, ma
assai più spesso per uccidere. La domanda che oggi ci facciamo e che le
donne ormai iniziano a farsi da un po’ di tempo, passati quattro anni
dall’approvazione dell’articolo 612 bis del Codice Penale, chiamato in
maniera inappropriata ‘legge sullo stalking’: questa legge ci può ancora
difendere o c’è bisogno di uno scatto in avanti? Subiamo stalking
oppure dobbiamo parlare, come è ormai chiaro, di violenza? A quando una
vera legge contro chi minaccia, molesta, offende e massacra una donna?
www.stalking.it – 06.44246573
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