domenica 21 ottobre 2012

NON SIAMO DELLE SIGNORE....

Non sono una signora

Domenica, 21 ottobre 2012 - 15:14:00
Di Tiziana Maiolo
Non voglio essere chiamata “signora”, tranne nelle situazioni in cui gli uomini vengono chiamati “signore”. Ad esempio al supermercato, che è il luogo più democratico e paritario di tutti. In tutte le altre situazioni, soprattutto in quelle pubbliche o istituzionali, esigo la parità. Se il mio collega è Angelo, io sono Tiziana; se lui è consigliere o assessore o deputato, lo sono anch’io. Se è dottore, io sono dottoressa. Se lui è signore io sono signora, altrimenti no. No, grazie.
Quindi sto dalla parte del prefetto di Napoli De Martino, il quale ha difeso il ruolo  di una sua collega ricordando che, in un incontro istituzionale,  l’appellativo di “signora” disconosceva appunto il ruolo di Carmela Pagano, prefetto di Caserta. Poco importa che ci sia andato di mezzo un sacerdote, che peraltro usava toni pacati e probabilmente non si rendeva neppure conto di far parte di una massa di uomini che non esito a definire misogini, prima ancora che maschilisti. E’ infatti molto diffusa questa abitudine di disconoscere il ruolo pubblico della donna, travestendo quell’appellativo di “signora” di blanda galanteria. E mi stupisco del fatto che non siano ancora insorte in difesa del prefetto femministe e militanti di “se non ora quando”, sempre pronte a scendere in piazza in difesa della differenza di genere. Differenza non vuol dire discriminazione, care amiche.
Una volta ho protestato, e mi pento di non averlo fatto sempre. E’ capitato durante un incontro con un rappresentante della comunità cinese di Milano. Noi eravamo in tre a rappresentare Palazzo Marino: il vice-sindaco De Corato, l’assessore Masseroli e io, che ero pure assessore. Il signor Wu, persona dai modi squisiti, appellava continuamente il primo con il termine di “onorevole”, il secondo come “assessore” e me come “signora”. Alla decima volta sono sbottata e lui con sincerità ( gli ho creduto ) mi ha detto che riteneva di farmi una gentilezza.
Non dubito della buona fede di nessuno, ma vi invito a riflettere, anche voi ragazzi della rete, che vi siete scatenati contro il prefetto. In questi casi non c’entra niente la “casta” o il tirarsela. Non sarebbe mai comunque il mio caso. Essere donna è faticoso, e, credetemi, la misoginia, il maschilismo e anche il razzismo a volte trovano anche la strada della galanteria. Riservatela agli uomini, la prossima volta, per favore.

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